Preoccupante calo dei docenti universitari: lo dice un dossier del Cun
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Dossier Cun, emorragia di docenti universitari: “Se non si inverte la rotta, sarà il collasso”

da | Apr 2014 | News | 0 commenti

Il numero dei docenti universitari in Italia continua a calare ed è giunto ad essere del 25 per cento più basso rispetto alla media europea. L’allarme viene da un dossier del Consiglio universitario nazionale (Cun). A giocare un ruolo fondamentale in questa progressiva diminuzione sono stati la riduzione dei finanziamenti, il blocco del turnover e l’abbassamento dell’età pensionabile. Se non s’interverrà adeguatamente, la situazione è destinata a peggiorare, tanto che il numero degli ordinari nel 2018 potrebbe scendere del 50 per cento rispetto a dieci anni prima.

L’emorragia di docenti che si è verificata nel nostro sistema universitario dal 2008 al 2014 ha portato a un crollo del 30 per cento nel numero dei professori ordinari e del 17 per cento degli associati, mentre la categoria dei ricercatori è già da alcuni anni in esaurimento. In assenza di provvedimenti, nel 20018 – stando sempre al dossier – gli ordinari scenderanno a quota 9.443 mentre nel 2008 erano 18.929. Gli associati, invece, subiranno un calo del 27 per cento, diventando fra quattro anni 13.278 a fronte dei 18.225 del 2008. Ciò potrebbe – dichiara Andrea Lenzi, presidente del Cun – rendere “improponibile la corretta gestione e lo sviluppo di un sistema universitario così complesso e articolato come il nostro spingendo l’Italia in direzione opposta alla tendenza in atto negli altri Paesi”.

In effetti, questa diminuzione dei docenti – assieme al progressivo calo degli immatricolati degli ultimi anni e un numero minore di laureati – mette in evidenza un sistema universitario italiano sempre più al collasso, che fa molta fatica a reggere il confronto con il resto d’Europa. Se si guardano i dati sul numero dei professori, ad esempio, siamo del 25 per cento sotto la media. Per questo motivo urge un intervento che possa scongiurare il peggio. Se ne fa portavoce il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, secondo cui occorre “trovare, anche grazie alle analisi e proposte del Cun, gli spazi politici e le compatibilità finanziarie che consentano di reperire le risorse necessarie ad una ripresa e, a questo punto, per la sopravvivenza del sistema”.

Visti i dati del dossier, per far fronte a questa emorragia di docenti e mettere in sicurezza il nostro sistema universitario, il Cun propone di assumere da qui al 2018 ben 6.000 professori ordinari e 14.000 associati. Allo stesso tempo si renderebbe necessario anche il reclutamento di ricercatori a tempo determinato, oltre che di personale tecnico amministrativo, che a oggi è stato ridotto del 10 per cento. Il tutto in due tranche: una nel triennio 2014-2016, l’altra nel biennio successivo. A ciò, il Cun aggiunge l’auspicio che venga anticipata al 2015 la possibilità di utilizzare il turnover al 100 per cento e che venga abolito il sistema dei “punti organico”.

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