In Italia, i fondi destinati all’università e alla ricerca sono considerevolmente inferiori rispetto alle medie europee e dei Paesi dell’Ocse. Lo rivelano i dati raccolti nel primo rapporto biennale sullo stato del sistema universitario italiano realizzato dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur). Nonostante ciò, come ha commentato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si evidenzia “una qualità dei risultati che è segno di potenzialità da sostenere e valorizzare”.
Come è emerso dal rapporto biennale Anvur sul sistema universitario 2014, l’Italia investe in ricerca lo 0,52 per cento del Pil, cioè lo 0,18 per cento (pari a circa 3 miliardi) in meno rispetto alla media europea, registrando di conseguenza il numero più basso di ricercatori. Ma, anche se i fondi destinati a questo settore sono pochi, la quantità e la qualità della ricerca appaiono tra le più alte nel confronto internazionale, specie in discipline come scienze matematiche e fisiche, in quelle mediche, nelle scienze economiche e in psicologia. Sarebbe davvero un peccato non valorizzare queste grandi potenzialità, per questo motivo secondo il ministro dell’Università, Stefania Giannini, “dobbiamo pensare a un piano decennale della ricerca in Italia. Solo con un sistema dal respiro lungo possiamo rialzarci”.
Tuttavia, stando sempre al rapporto biennale Anvur sul sistema universitario 2014, è il finanziamento del sistema nel suo complesso che non va: dal 2009 i fondi stanziati dal Miur non solo sono insufficienti, ma vanno sempre più diminuendo, e ad oggi è stato registrato un calo pari a circa un miliardo di euro. Una riduzione che paradossalmente finora è stata resa sostenibile da un parallelo decremento del personale, soprattutto dei docenti ordinari, e dal blocco delle progressioni di stipendi. A lungo andare e di questo passo, però, il sistema rischia di non reggere più e di andare totalmente in tilt, mettendo in crisi la stessa sostenibilità dei corsi, visto il rapporto tra studenti e docenti.
Infine, dal rapporto biennale Anvur sul sistema universitario 2014 è emerso anche un calo – sempre a partire dal 2009 – dei fondi per le borse di studio, che già da anni risultano non sufficienti a garantire a tutti gli idonei l’accesso a tale opportunità. E ciò con una quota di copertura che varia nel tempo e tra regioni. In particolare, dal 2009 al 2012, quest’ultima è passata da un tasso del 86 per cento a uno del 69 per cento, con regioni del Mezzogiorno dove gli aventi diritto sono di più e hanno tassi di copertura inferiori alla media. Anche in questo caso, il ministro Giannini promette un impegno sia politico sia economico.