Università di Firenze, arriva l'algoritmo capace di prevedere le frane
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Un algoritmo per prevedere le frane: è stato messo a punto dall’Università di Firenze

da | Feb 2014 | News | 0 commenti

Prevedere dove e quando ci saranno frane in Italia diverrà molto più facile per la Protezione civile. Tutto merito di un algoritmo – per adesso in via di sperimentazione – messo a punto dall’Università di Firenze, in grado di fare i suoi pronostici addirittura con 24 ore di anticipo. Incrociando informazioni riguardanti pluviometri, immagini satellitari, meteo ed eventi del passato, Mhig (Multi hazard information gateway) – questo il nome del sistema di previsioni – ha già evitato più disastri nel nostro Paese.

Grazie a questo algoritmo, sul monitor del computer in cui è installato il software Mhig compaiono delle gocce a testa in giù – bianche, gialle e rosse – che rappresentano una sorta di codici di emergenza, proprio come quelli che ci sono in ospedale. Cosa molto importante è che non si accendono quando la catastrofe è ormai compiuta, ma prima che l’irrimediabile sia accaduto. “Si tratta ancora di una sperimentazione. Non si possono prevedere frane con assoluta precisione senza strumenti installati in loco, ma certamente – precisa Paola Pagliara, direttrice funzionale della Protezione civile – il Mhig ci consente di essere meno generici”.

Nel dettaglio, quest’applicazione sfrutta un algoritmo che incrocia vari tipi di informazioni: mescola e rimodula ad hoc le soglie del rischio idrogeologico di un luogo, abbassandole o alzandole a secondo di quello che rileva. “Questo livello di precisione nella previsione di una frana – dichiara Nicola Casagli, il geologo che assieme a un team di ricercatori del dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Firenze ha creato il programma e ora lo gestisce – è raggiungibile grazie ai dati forniti dagli interferometri piazzati a terra che sono delle specie di radar laser che scandagliano il sottosuolo”. In questo modo, si riesce a percepire come si muovono l’acqua e la terra sotto i nostri piedi e, di conseguenza, a prevedere la formazione di eventuali frane.

Per fare solo un esempio, il primo febbraio scorso una goccia rossa si è accesa sopra l’Isola d’Elba, da giorni colpita da forti acquazzoni. L’algoritmo ha elaborato una serie di determinati dati e in automatico si è aperta la finestra “voragini”. Così, rilevate delle anomalie nel sottosuolo della strada che conduce a Rio Marina, “abbiamo potuto – racconta Luca Della Santina, direttore dell’ufficio Strade della provincia di Livorno – chiudere la via in tempo, prima che potesse passare da lì uno scuolabus”. Poco dopo la voragine si è formata per davvero. Stessa cosa è accaduta in altre zone d’Italia a rischio, dove per tempo si è potuta evitare la tragedia.

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