In queste settimane preparatorie ai test di ammissione per i corsi a numero programmato a livello nazionale (Medicina, Odontoiatria, Veterinaria e Architettura), che per la prima volta si terranno all’inizio di Aprile, rifiorisce il business dei corsi di preparazione alle prove. Sfruttando il fatto che riuscire a centrare il successo è ogni anno più difficile per via dei numeri sempre più ristretti, proliferano gli enti che offrono lezioni specifiche. Ma tutto, ovviamente, ha un costo.
Escludendo l’iscrizione alle prove d’ammissione – che possono essere anche più di una, pur di aprirsi almeno una porta nel mondo universitario – tra manuali e corsi di preparazione si parla di una cifra che va dagli 800 ai 4.200 euro. Le probabilità di potersi immatricolare al corso di laurea dei propri sogni – soprattutto per chi frequenta i corsi – sono poi altissime, ma non tutti possono permettersi di affrontare una spesa simile.
Oltre alle disparità che si generano tra studenti con maggiori e minori disponibilità economiche, la questione del business dei corsi di preparazione ai test di ammissione genera degli interrogativi anche dal punto di vista etico. In non pochi casi, infatti, le aspiranti matricole pagano – spesso non meno di 1.000 euro – per assistere a lezioni tenute dagli stessi docenti che insegnano all’università e che dovranno poi fare da garanti del corretto svolgimento delle prove nazionali. Il tutto avviene, quindi, all’interno del sistema accademico stesso e i dubbi sulla regolarità sono, quantomeno, legittimi.
Il giro di denaro del business dei corsi di preparazione ai test di ammissione è notevole e, per incentivare una maggiore partecipazione c’è perfino chi offre pacchetti scontati per i fratelli, mentre altre società propongono campus estivi in luoghi di un certo rilievo turistico.
E, se ogni anno tra quanti superano con successo i test di ammissione le percentuali di coloro che hanno frequentato uno specifico corso di preparazione sono altissime (fino all’80 per cento), a rimanere penalizzati sono gli studenti meno abbienti. I quali devono fare i conti con la contrazione del numero di posti – quest’anno a Medicina ne è ‘sparito’ 1 su 4 – e con una concorrenza agguerritissima, che in più ha una preparazione specifica.
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