All'origine della sclerosi multipla c'è l'interazione fra due virus
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L’interazione tra due virus potrebbe essere all’origine della sclerosi multipla: lo ipotizza l’Università di Sassari

da | Feb 2014 | News | 0 commenti

Si aprono nuovi orizzonti per chi è affetto da sclerosi multipla, quella patologia neurodegenerativa che molto spesso porta alla completa disabilità fisica e cognitiva. Secondo uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Sassari, infatti, alla sua origine ci potrebbe essere l’interazione tra due virus: “La possibilità – fanno sapere gli studiosi – è che il virus della mononucleosi EBV abbia un ruolo di innesco (anni prima della malattia), attivando il virus HERV-W/MSRV, che avrebbe un ruolo diretto nella patogenesi della malattia”.

Lo studio – pubblicato su Plos One e guidato da Antonina Dolei, docente di Virologia nel dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Sassari – si rivela importante perché “apre una finestra temporale prima dell’insorgenza della malattia, in cui poter studiare interventi contro la sclerosi multipla”. L’ipotesi degli studiosi, infatti, è che l’infezione tardiva (ovvero nei soggetti tardo-adolescenti o giovani adulti) anziché durante l’infanzia con il virus di Epstein Barr (EBV) – il virus che causa la mononucleosi infettiva – possa essere un fattore di rischio per lo sviluppo successivo della sclerosi multipla.

Che all’origine della sclerosi multipla ci possa essere l’interazione tra questi due virus, si è scoperto prendendo in esame sette giovani ospedalizzati per mononucleosi infettiva. Attraverso i test effettuati si è rilevato che nel sangue di questi pazienti si ha una forte attivazione di HERV-W/MSRV, il retrovirus associato alla sclerosi multipla, che avrebbe un ruolo diretto nella sua patogenesi. Finora le cause di questa malattia non sono risultate ben chiare, ma tale scoperta potrebbe far sperare in uno sviluppo importante in questo senso.

“La sclerosi multipla è una patologia invalidante dei giovani adulti, che in Sardegna ha la prevalenza più alta al mondo (più di 250 casi/100.000 abitanti, contro i 40-70 del resto d’Italia) – spiega la professoressa Dolei, che ha coordinato lo studio in collaborazione con l’équipe di Malattie infettive di Maristella Mura e Roberto Manetti del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Sassari – e che colpisce le donne con frequenza doppia rispetto agli uomini”. Ad oggi ancora non esiste una cura nota, ma la scoperta di questa probabile interazione fra i due virus, rendendone più chiara l’origine, potrebbe aiutare a trovare terapie efficaci o metodi di prevenzione.

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