presidi facoltà sostengono ricercatori
Quale
futuro per l’Università? Non si tratta di andare tanto lontano nel tempo. I
presidi di facoltà lanciano l’allarme per settembre e si dicono vivamente preoccupati per le sorti della didattica. Pieno appoggio è dato dai presidi alla protesta dei
ricercatori che sta ricevendo sempre maggiori
adesioni e che dal prossimo autunno comporterà la sospensione delle attività didattiche non obbligatorie per legge. Ma i ricercatori italiani rappresentano circa il 40 per cento del personale universitario che svolge attività di formazione e ricerca, senza di loro l’università si ferma.
A lanciare l’
allarme, precisamente, è il Coordinamento nazionale delle Conferenze dei presidi di facoltà delle Università italiane. Dopo il documento dei
rettori e l’
appello dei docenti, anche i presidi esprimono in una lettera le loro preoccupazioni sulle sorti a breve termine del sistema universitario.
Con lo
sciopero bianco dei ricercatori rischiano di non partire proprio
corsi di laurea e moduli didattici, ad essere compromessa l’intera
offerta formativa dell’
anno accademico 2010-2011 in base alla quale le nuove matricole decideranno in queste settimane dove iscriversi.
Al cuore del problema, scrivono i presidi, c’è ancora una volta un
ddl che svalorizza il ruolo del ricercatore pubblico, riducendo questa figura a tempo determinato e creando così competizione e conflitto improduttivo tra i giovani.