Un semplice anti-infiammatorio come l’aspirina può ridurre notevolmente gli attacchi di ira e la tendenza a essere aggressivi. Parola di uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Chicago, negli Stati Uniti, pubblicato recentemente sulla rivista medica americana Jama Psychiatry. Il risultato evidenziato potrebbe aprire nuovi orizzonti nella cura di questi veri e propri disturbi del comportamento, che rendono difficile la vita sia a chi ne è affetto sia a chi, come amici e parenti, si trova ad avere a che fare con soggetti che ne soffrono.
Alla conclusione che l’aspirina possa essere un utile rimedio anche contro ira e aggressività, si è giunti prendendo in esame 200 soggetti affetti da disturbo esplosivo intermittente, una condizione caratterizzata da attacchi improvvisi ed eccessivi di rabbia. Sottoponendo tali volontari a un esame del sangue, si è scoperto così che queste persone hanno generalmente livelli più elevati rispetto alla norma di proteina C-reattiva e interleuchina 6, due sostanze che indicano la presenza di stati di infiammazione sistemica.
Nonostante ancora non si sappia – spiega Emil Coccaro, che ha guidato la ricerca – se sia l’infiammazione ad attivare l’aggressività o se siano “i sentimenti aggressivi a scatenare l’infiammazione”, in ogni caso “lo studio indica che le due cose sono biologicamente collegate, ed è una combinazione dannosa”. Questa consapevolezza può rappresentare un buon punto di partenza per trovare un rimedio davvero efficace contro questi attacchi di ira, che possono sconvolgere – in peggio, ovviamente – la vita di una persona.
Intanto, per contenere le escandescenze e arginare il problema, può essere utile l’assunzione della semplice aspirina. Nel complesso, infatti, i risultati di questo studio suggeriscono che “i farmaci che riducono l’infiammazione – aggiunge Coccaro – possono anche ridurre l’aggressione”, anche se adesso occorreranno altre ricerche per comprendere a fondo il meccanismo attivato dall’aspirina contro l’aggressività impulsiva. Fatto ciò e avvalorata la tesi dei ricercatori, l’azione di questo farmaco e di altri tipi di anti-infiammatori potrebbe davvero far sperare in un futuro migliore per le persone affette da questi disturbi.