Non ci stanno, i rettori delle università telematiche, a subire in silenzio le critiche espresse nel dossier presentato dall’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR), o le minacce di chiusura da parte del ministro Carrozza per chi non si metterà in regola con gli standard previsti. C’è addirittura chi è arrivato, come l’Università Niccolò Cusano, a chiedere le dimissioni del ministro per faziosità, mentre molti rettori si sono limitati a scrivere le loro repliche a La Repubblica, una tra le prime testate a dare rilievo a quanto emerso dai risultati dell’indagine svolta per conto del MIUR.
Il numero dei docenti con un contratto stabile e una seria attività di ricerca, insieme al livello di preparazione dei laureati, erano state le criticità maggiormente messe a fuoco dal dossier Anvur sugli atenei telematici. E il ministro Carrozza aveva ammonito aspramente: “Le università a distanza devono mettersi in regola, senza più deroghe”. Pena il ritiro della certificazione ministeriale, con rischio chiusura per molti atenei online. Ma ecco che ora sono i rettori a dire la loro e le repliche sono tutt’altro che concilianti.
Il primo a scrivere a La Repubblica è stato il direttore generale dell’UniPegaso di Napoli, l’ateneo online più discusso e maggiormente accusato di esami facili. Elio Pariota ha negato la diminuzione degli studenti evidenziata dal MIUR (imputando il tutto a un errore nei sistemi informatici) e ha rivendicato il ruolo delle università telematiche, le quali “irrobustiscono il dibattito socio-culturale del Paese”, lanciando anche una provocazione, subito raccolta dall’UniCusano.
Secondo Patriota, gli atenei a distanza sarebbero vittima di pregiudizi da parte del ministero, tanto da essere “vigilati speciali”. Dello stesso avviso è la Niccolò Cusano, che accusa in particolare Maria Chiara Carrozza di essere faziosa e rilasciare dichiarazioni “dettate da un approccio pregiudizievole nei confronti delle telematiche” e per questo atteggiamento ne chiede le dimissioni.
A replicare al dossier dell’Anvur è anche l’UniNettuno di Roma, per bocca del rettore Maria Amata Garito. Che prende le distanze dalle valutazioni espresse dall’Anvur verso altri atenei online: “Non si può fare di tutta l’erba un fascio. UniNettuno è l’unica università italiana che è stata valutata positivamente, più volte e senza riserve”. E ricorda la storia della prima università telematica italiana, nata nel 1992: “Quando ancora non c’era Internet siamo stati i primi a creare le videolezioni, da seguire via televisione. La nostra piattaforma di e-learning oggi è disponibile in cinque lingue; i nostri studenti provengono da 75 Paesi del mondo. In Italia siamo stati i primi a democratizzare il sapere”. Il numero degli studenti? Anche per l’UniNettuno sarebbe in crescita, al contrario di quanto afferma il dossier Anvur.
E tra le repliche dei rettori delle università telematiche, c’è perfino quella di chi – il rettore della Suor Orsola di Napoli, Lucio d’Alessandro – ricorda che il suo non è un “ateneo a distanza”, ma “una delle università libere più grandi del Paese, con più di 10mila studenti”. Insomma, sembra proprio che la polemica sul dossier dell’Anvur sia destinata a durare ancora.