Il
3+2 non ha dato i risultati sperati, a dirlo stavolta è lo stesso ministro dell’Università e della Ricerca,
Mariastella Gelmini, intervenuta ieri ai microfoni di Radio Anch’io, la rubrica di approfondimento del Gr1 Rai.
La riforma che ha introdotto le lauree triennali, ha deluso le aspettative non tanto in termini di tempi e regolarità nella conclusione degli studi, ma per l’occupabilità dei laureati, ha spiegato il ministro. La laurea triennale, non è spendibile sul mercato ha detto Gelmini, che ha aggiunto anche che, se non si può ripartire ogni volta da zero, qualche correttivo al sistema del 3+2 va fatto.
Ultima fra le critiche in realtà, quella del ministro dell’Istruzione al sistema delle
lauree brevi introdotto nel
1999 con l’obiettivo di velocizzare i tempi del percorso accademico, aumentare le iscrizioni all’università, e rendere più spendibile la formazione sul mercato.
Un sistema che non ha prodotto un incremento significativo di laureati, né un miglioramento nella qualità dell’offerta formativa – lo ha dichiarato la
Corte dei conti nel referto di aprile che bocciava proprio le lauree brevi – e che è coinciso con la
moltiplicazione e frammentazione dell’offerta formativa, aspetto messo bene in luce dall’ultimo
rapporto del Cnvsu sullo stato del sistema universitario.
L’unico ad aver promosso il 3+2 a più di dieci anni dalla sua introduzione, insomma, è stato il consorzio interuniversitario
Almalaurea, che nel
Profilo dei laureati 2009 ha confrontato i laureati prima e dopo il 1999, riscontrando una crescita dei laureati, e una quadruplicazione degli studenti in corso. Il problema del 3+2 resta comunque quello dell’occupabilità dei laureati.
Io adoro la “frammentazione dell’offerta formativa”. Credo che qui in Italia sia troppo lungo il percorso per ottenere un titolo di studio, e le aziende cercano gente con esperienza lavorativa, ma l’esperienza comincia sempre troppo tardi (forse sarebbe meglio proporre più pratica e sintetizzare un po’ la teoria). Tornando alla “frammentazione”, credo che il 3+2 sia stata un’ottima idea (io farei il 2+2+1), almeno per i settori creativi (non per medicina) perché dà la possibilità di decidere se si vuole continuare o no, se si vuole cambiare settore, senza trovarsi incastrati in un ciclo di studio senza poter scegliere di fare anche altri mestieri.
Fiore Mirabella
laureato in fashion design (futuro specializzando in fotografia e poi in cinema)