I dati parlano chiaro: le università del Sud sono quelle su cui più pesano gli effetti dell’adozione del nuovo sistema del turnover, che prevede l’introduzione dei ‘punti organico’ per l’assegnazione dei posti disponibili per le assunzioni a fronte dei pensionamenti. Alla luce della tabella che distribuisce tra i vari atenei tali posti, è la stessa sopravvivenza del sistema universitario meridionale ad essere a rischio, dicono i rettori. Che si uniscono in protesta, in attesa dell’incontro col ministro Carrozza previsto a Napoli per il 28 Novembre prossimo.
I rischi del nuovo sistema? Docenti, studenti, ricercatori e rettori degli atenei del Sud sono concordi: non solo quello di generare una ‘guerra’ tra le università, ma anche la possibile chiusura da parte di molti atenei di interi corsi di laurea per mancanza di personale. Oppure, nella ‘migliore’ delle ipotesi, l’innalzamento esponenziale delle tasse universitarie, nel disperato tentativo di evitare una vera e propria “bancarotta didattica” e di dover chiudere i battenti.
Al centro delle polemiche è soprattutto il sistema dei ‘punti organico’, e in particolare la tabella di ripartizione allegata al decreto ministeriale dello scorso 17 Ottobre, da subito causa di una vera e propria bufera. Il sistema ripartisce le quote per le nuove assunzioni – già rese difficoltose dal blocco del turnover – in base a criteri economici: chi ha maggiori introiti rispetto al totale delle spese per gli stipendi può assumere di più.Ma questo finisce per penalizzare gli atenei che si trovano in una situazione economica difficile, che si trovano quasi tutti del Sud. Per esempio, le università di Cassino, di Benevento e di Foggia non avranno a disposizione alcuna assunzione, e potranno al massimo promuovere professori già sotto contratto.
La protesta contro il nuovo sistema è partita da docenti, studenti e rettori delle università della Puglia, regione che godrà di sole 5 nuove assunzioni a fronte di 82 pensionamenti, ma si è già estesa al resto del Meridione. Non solo movimenti studenteschi, Link e UDU su tutti: la lotta per salvare le università meridionali coinvolge anche CGIL, CISL, UIL e passa perfino per il Consiglio Universitario Nazionale. Ed è più che probabile un presidio in occasione dell’incontro tra il ministro Carrozza e i rappresentanti degli atenei del Sud, che si terra il 28 Novembre a Napoli, e che si spera possa aiutare a trovare una soluzione al problema.