Il Presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI), Stefano Paleari, torna a lanciare l’allarme sulla situazione dei ricercatori e lo fa scrivendo la seconda lettera – in appena due mesi – al premier Enrico Letta e al ministro Maria Chiara Carrozza. A causa del taglio drammatico dei fondi agli atenei statali e non – un miliardo di euro in meno rispetto a 4 anni fa – 12mila ricercatori a tempo determinato hanno dovuto lasciare le università. Al netto delle 2mila nuove assunzioni (sempre con contratti a termine), c’è stata dunque una perdita di 10mila unità.
Non bastassero i tagli, ad incrementare la riduzione del numero di ricercatori impiegati nei nostri atenei è anche il blocco del turn over, che, scrive il presidente della CRUI, nel 2013 “ha messo in ginocchio molte Università, impedendo ogni razionale programmazione e sviluppo” e che, ammonisce, “limiterà sempre di più il livello di competitività del sistema universitario italiano a livello europeo e internazionale”.
Secondo la CRUI non basta limitare i danni, come il governo intende fare con la legge di stabilità, che non prevede per il 2014 tagli ulteriori: la progressiva e costante riduzione dei fondi cui abbiamo assistito negli ultimi anni, sottolinea Paleari, ha già “di fatto chiuso l’accesso delle università ai giovani meritevoli, pregiudicando il diritto allo studio, il futuro delle nuove generazioni e le loro aspirazioni di alta formazione”.
La drastica riduzione del numero dei ricercatori a tempo determinato e gli altri disagi che vive il mondo accademico si sarebbero potuti in parte contrastare concedendo agli atenei più virtuosi la quota premiale prevista dal sistema di valutazione di didattica e ricerca da poco entrato in vigore, tuttavia il decreto scuola ha recentemente eliminato anche quei fondi. Nella lettera al presidente Letta e al ministro Carrozza, Paleari evidenzia che la valutazione è uno strumento fortemente condiviso dalla CRUI come “elemento di miglioramento del sistema”, ma che – proprio in virtù del taglio delle risorse destinate ai più meritevoli – a oggi potrebbe rivelarsi vano. Tale misura, infatti, rischia di minare la credibilità dell’intero sistema, oltre che di vanificare “lo sforzo fatto per raggiungere una valutazione di merito”.
Questo secondo appello lanciato dalla CRUI al governo segue quello, datato 26 Settembre, che aveva posto al centro dell’attenzione i temi della semplificazione, della competitività, dell’autonomia e del finanziamento, proponendo anche due misure urgenti per salvare le prospettive dei giovani ricercatori e il diritto allo studio attraverso la valorizzazione del merito.