L’Università di Bologna batte tutti gli altri atenei italiani nella ricerca di finanziamenti da parte dell’Unione Europea destinati alla ricerca, aggiudicandosi il primo posto per sovvenzioni ricevute. L’Alma Mater brilla anche a livello continentale, piazzandosi quarta assoluta in Europa nel settore Agrofood per ammontare dei fondi ottenuti e al sesto posto per il numero di partecipanti ai bandi. A rivelare ciò sono due differenti rapporti, resi noti dallo stesso ateneo bolognese: un documento di Bruxelles e un rapporto dell’istituto di ricerca Ismeri Europa.
Secondo il rapporto di Bruxelles – un documento che analizza i progetti finanziati dall’Unione Europea nel periodo 2007/2012 – l’Alma Mater è al primo posto nella classifica delle università italiane che traggono benefici dai finanziamenti UE per la ricerca, mentre si piazza al trentunesimo posto a livello continentale. Il successo dell’Università di Bologna è legato alla multidisciplinarità che caratterizza le sue attività e a una sistematica politica di servizi a sostegno dei ricercatori nei rapporti con Bruxelles e nella stesura dei progetti europei. Una strategia che l’ateneo emiliano sta affinando sempre più.
In campo agroalimentare, invece, il risultato rilevato dal rapporto dell’istituto di ricerca Ismeri Europa – commissionato dalla Regione Emilia Romagna – è frutto dell’intersecarsi fra di loro di una serie di competenze che concernono i settori dell’agricoltura, dell’industria di settore, dell’ambiente e della salute, coprendo tutta la filiera. Si toccano così ambiti come la produzione primaria, la sicurezza alimentare, l’alimentazione e la salute, la qualità e la produzione sostenibile, la gestione della catena alimentare, la comunicazione, la formazione e il trasferimento tecnologico, fino ad arrivare alla figura del consumatore.
L’Università di Bologna, però, non ha conseguito questo importante traguardo solo grazie alla multidisciplinarità. A sostegno del suo successo nell’ottenimento di finanziamenti UE ha giocato anche un lungo elenco di risultati nella ricerca, come brevetti, nuove varietà vegetali, cinque spin off, dodici corsi di alta formazione e due scuole di specializzazione. Il tutto con la mobilitazione e il contributo di un vero e proprio Integrated Research Team (IRT), che coinvolge circa 600 persone fra docenti, ricercatori e personale non strutturato. Finora sono ben 260 i progetti in cui risulta coinvolto l’ateneo bolognese, per un totale di finanziamento di quasi 85 milioni di euro.