Poco prima che le sorti del governo Letta precipitassero, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha firmato la nuova versione del decreto sulla programmazione triennale dell’Università per il periodo 2013-2015. Il decreto ministeriale stabilisce alcuni punti fermi per il triennio al quale si riferisce: l’impossibilità di aprire nuove università pubbliche, lo stop alla creazione di ulteriori atenei telematici e la riforma del sistema di finanziamento, con i fondi che d’ora in poi saranno commisurati anche agli sforzi compiuti da ciascuna università per il contenimento delle spese “inutili”, il miglioramento dei servizi e l’innalzamento della qualità dell’offerta formativa.
In sostanza, il decreto sulla programmazione triennale dell’Università 2013-2015 stabilisce che agli atenei pubblici attualmente esistenti non potranno affiancarsene di nuovi, ma che, eventualmente, potrebbero essere proposte solo delle fusioni tra atenei – come quella che ha portato alla creazione dell’Università di Modena e Reggio Emilia – o delle forme di “federazione” tra più istituzioni. In entrambi i casi, ciò comporterebbe dei vantaggi in termini di finanziamenti.
Una stretta analoga è quella, peraltro ampiamente già annunciata, sulle università telematiche, da qualche tempo sotto la lente d’ingrandimento del ministero: nel triennio di riferimento, il numero degli atenei online riconosciuti dal MIUR non potrà crescere. Per quanto riguarda la nascita di università private, invece, il decreto sulla programmazione triennale dell’Università 2013-2015 dispone che vi sia un controllo rigido da parte del ministero prima che sia concessa l’autorizzazione.
Ma le novità più importanti contenute nel decreto sulla programmazione triennale dell’Università 2013-2015 riguardano l’assegnazione dei finanziamenti statali. La ripartizione dei fondi d’ora in avanti premierà quelle università che saranno in grado di ottimizzare l’uso delle risorse, liberandosi di alcune “zavorre” come i corsi di laurea con pochi iscritti, quelli che non offrono sbocchi lavorativi concreti e quelli nelle sedi decentrate. Inoltre, saranno valorizzati gli atenei che si impegneranno nel miglioramento dei servizi per gli studenti e promuoveranno l’integrazione territoriale con i centri di ricerca.
Il decreto sulla programmazione triennale dell’Università 2013-2015 prevede anche incentivi per le università che punteranno all’internazionalizzazione, attirando docenti dall’estero e potenziando l’offerta didattica in lingua straniera. E nella distribuzione delle risorse conterà anche la qualità dei servizi di orientamento, sia in entrata che in itinere e in uscita. Infine, per porre un freno agli scandali per i concorsi truccati, il decreto sulla programmazione triennale dell’Università 2013-2015 stabilisce che vi saranno bonus per quegli atenei che prevederanno quote maggioritarie di docenti esterni nelle commissioni.
Adesso la palla passa agli atenei, i quali avranno 45 giorni di tempo per presentare la propria programmazione per il triennio di riferimento, in base alla quale il ministero deciderà in che misura concedere gli incentivi, che potranno ammontare al massimo al 2,5 per cento del totale del Fondo ordinario destinato alla singola università. Nel frattempo, tuttavia, resta da vedere come le sorti del governo incideranno sui provvedimenti presi.