Da sei anni in una recessione da cui ancora non intravede l’uscita, la Grecia è al collasso. Tanto da dover chiudere le università. I primi ad annunciare l’impossibilità di proseguire le attività svolte dalle istituzioni che rappresentano sono stati i senati accademici dell’Università di Atene e del Politecnico della capitale. La causa? Le conseguenze derivanti dalla mobilità in massa del personale – dagli archivisti ai contabili fino alle guardie notturne – voluta dal governo. Per evitare il tracollo, i professori universitari adesso chiedono un incontro urgente col premier Antonis Samaras.
La chiusura delle università greche non è un’ipotesi pessimistica, ma una realtà alla quale si stanno per arrendere gli atenei ellenici. Come riuscire, infatti, a procedere con le attività accademiche se lo schema di mobilità voluto dal governo ha trasferito il 40 per cento del personale amministrativo (1.349 impiegati) ad altre amministrazioni?
Per scongiurare la catastrofe educativa, attraverso il suo responsabile, Stathis Efstathopoulos, la POSDEP (la Federazione greca dei professori universitari) ha inviato una lettera al primo ministro, in cui denuncia l’insostenibilità della situazione degli atenei in Grecia e invita il governo a un confronto immediato che serva a “evidenziare nei dettagli la tragica situazione delle nostre università”, e – almeno nelle intenzioni – a evitare la chiusura degli atenei oggi a rischio.
In futuro la situazione potrebbe anche peggiorare. Se l’attuale piano di mobilità varato dal governo per i suoi dipendenti amministrativi potrebbe già adesso costare la chiusura di molte università, c’è da aggiungere che la Grecia si è impegnata con la Troika a diminuire ulteriormente il numero dei dipendenti pubblici. Entro il 2014 è previsto un altro taglio di 40mila unità (rispetto alle 738mila odierne), di cui 25mila probabilmente già prima della fine dell’anno. Con un ulteriore peggioramento della situazione di quegli atenei che dovessero riuscire a sopravvivere fino ad allora.
Se la Grecia riuscirà ad evitare la chiusura delle proprie università, sarà quasi un miracolo, viste le prospettive non certo rosee per l’economia del Paese. Per quest’anno, infatti, si prevede un’ulteriore diminuzione del PIL di 4,2 punti percentuali, che lo porterebbe a -25 per cento dall’inizio della crisi, nel 2007. Il debito pubblico è al 160 per cento del PIL e il tasso di disoccupazione giovanile tocca un vertiginoso 65 per cento. La situazione sociale è tesissima, si susseguono gli scioperi – anche di studenti e docenti, sia delle scuole sia delle università – e ormai da giorni si parla apertamente di un possibile colpo di Stato del movimento neonazista Alba Dorata, che proprio per via della gravissima situazione greca ha guadagnato consenso tra la popolazione.