L’Università italiana funziona, il problema dei giovani laureati è costituito da un mercato del lavoro bloccato e da una ricerca senza strumenti.
Così, il direttore di Almalaurea, Andrea Cammelli, che ieri ha reso noti i dati nazionali dell’indagine Almalaurea sul profilo dei laureati 2009. Il rapporto, che sarà presentato ufficialmente domani all’Alma Mater di Bologna, fa un confronto tra i laureati prima della riforma del 3+2 e quelli laureati dopo.
Il quadro che emerge negli ultimi dieci anni, ha spiegato Cammelli, è quello di un sistema universitario in cui sono aumentati i laureati, diminuiti i fuori corso e quadruplicati gli studenti in corso. Inoltre, ad aumentare è stato anche il tasso di frequenza alle lezioni, le esperienze di stage durante gli studi universitari, e le esperienze all’estero. Insomma, Almalaurea, al contrario della Corte dei Conti e di tutto quanto emerso dall’ultimo Rapporto del Cnvsu, promuove la riforma del 3+2.
Dal confronto che il consorzio interuniversitario ha fatto tra laureati nel 2001 (quindi prima della riforma delle lauree brevi) e quelli del 2009, è emerso che nel corso di questo intervallo di tempo:
- c’è stata una riduzione degli abbandoni
- è aumentata la regolarità negli studi: i laureati in corso sono quadruplicati, passando da meno del 10 per cento al 39,2 per cento
- si è ridotta l’età del conseguimento della laurea: da 28 anni ai 27,1 anni
- si è alzata l’età dell’immatricolazione: da 20 a 21,1 anni
- è aumentata la frequenza alle lezioni: il 66 per cento dei laureati 2009 ha seguito più dei tre quarti dei corsi
- sono triplicate le esperienze di tirocini e stage durante gli studi: dal 17,9 per cento al 54,5 (dato poco significativo, perché uno degli aspetti della riforma è stato proprio quello di introdurre lo stage come esperienza fondamentale da svolgere durante il percorso di studi, tanto che in molti percorsi è obbligatorio per il raggiungimento del totale dei crediti formativi)
- sono aumentati gli studenti-lavoratori: poco più del 10 per cento dei laureati 2009
- c’è stata una ripresa delle esperienze di studio all’estero: che hanno coinvolto complessivamente il 13,9 per cento dei laureati 2009, arrivando al 18 per cento dei soli laureati specialistici
- resta modesta la mobilità territoriale: ancora il 78,5 per cento studia nella regione di residenza, mentre l’85 per cento fa la specialistica nello stesso ateneo dove ha conseguito la triennale
- aumenta la soddisfazione dei laureati per gli studi compiuti: dal 27,2 al 33,9 per cento
- i laureati specialistici sono più brillanti dei colleghi laureati nel 2001: la metà ha concluso gli studi in corso, più della metà ha svolto uno stage durante gli studi, più del 14 per cento ha svolto esperienze di studio all’estero
Tra i risultati più evidenti emersi dal rapporto, però c’è anche sicuramente quello dell’incremento dei laureati che scelgono di proseguire gli sudi. Dal 60 per cento dei laureati nel 2001 al 77 per cento per i laureati triennali 2009 e 41 per cento per i laureati specialistici 2009. La domanda da porsi a questo punto è quanto questa scelta esprima un desiderio di ulteriore formazione, e quanto invece non sia un campanello d’allarme della difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro.