Una ricerca da poco pubblicata sulla rivista Clinical Cancer Research e realizzata da un team di studiosi del dipartimento di Chirurgia e Medicina Interdisciplinare dell’Università di Milano-Bicocca ha rivelato il gene che impedisce la cura del tumore al colon. Si chiama GSK 3B (Glycogen Synthase Kinase) e la sua inibizione ha l’effetto di annullare la farmaco-resistenza e, quindi, consentire ai pazienti di trarre benefici dalle terapie cui vengono sottoposti. La scoperta accende grandi speranze in chi è affetto da questa patologia.
Lo studio che ha portato all’individuazione del gene che impedisce la cura del tumore al colon è stato guidato da Marialuisa Lavitrano, direttore del laboratorio di Medicina molecolare e presidente di BiOnSil S.r.l., uno spin-off dell’Università di Milano-Bicocca, sostenuto dai fondi di investimento TT Venture, Como Venture e Aura Holding. Lo spin-off – in cui lavorano otto giovani neolaureati con contratti a tempo indeterminato e sette collaboratori esterni che provengono dal mondo universitario e dell’impresa – è nato per raggiungere una serie di obiettivi, tra cui quello di identificare i geni coinvolti della farmaco-resistenza dei tumori del colon.
In otto anni il team di ricercatori che ha condotto la ricerca ha identificato ben 49 geni/proteine coinvolti nel fenomeno della farmaco-resistenza dei tumori, ciò utilizzando una metodologia all’avanguardia definita “high throughput screening“. GSK3B è, per l’appunto, il primo di questi geni per il quale è stato completato lo studio e di cui è stata provata la capacità di impedire la cura del tumore al colon. “Negli esperimenti in vitro – spiega Marialuisa Lavitrano – abbiamo dimostrato che, bloccando GSK3B, cellule tumorali resistenti diventano sensibili all’azione del chemio-terapico scoprendo anche la via molecolare che viene attivata per indurne la morte”.
Allo stesso tempo, è stato condotto uno studio retrospettivo su cinquanta pazienti affetti da tumore del colon, sottoposti a terapia con chemio-terapico e poi seguiti per dieci anni. Grazie a questo secondo studio è stato possibile dimostrare, aggiunge Lavitrano, “che la presenza di GSK3B è associata alla progressione tumorale ed è correlata ad una peggior risposta alla terapia ed una minore sopravvivenza”. La scoperta di questo gene apre la strada all’ipotesi dell’utilizzo di farmaci inibitori di GSK 3B in associazione ai chemio-terapici per curare questo tipo di cancro.