Polemiche tra docenti che vogliono rimandare la pensione e ricercatori
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I docenti universitari chiedono di insegnare oltre l’età della pensione. Ѐ guerra con i giovani ricercatori

da | Giu 2013 | News | 0 commenti

Decine di richieste per poter continuare a insegnare oltre l’età stabilita stanno in questi giorni arrivando agli atenei di tutta Italia. A inoltrarle sono i docenti universitari nati nel 1943, che in nome di una sentenza emessa dalla Consulta – grazie alla quale è stata ristabilita la possibilità di rimanere in servizio per altri due anni oltre la soglia dei 70 – chiedono ora di rinviare la loro pensione. Ma le proteste dei giovani ricercatori montano e nella maggior parte delle università l’intento è quello di respingere tali richieste.

Grazie alla sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato un articolo della riforma Gelmini, chi è vicino all’età della pensione può compilare e presentare in ateneo una richiesta motivata per ottenere la proroga di due anni per continuare a insegnare. Toccherà al Senato accademico, in ultima istanza, decidere se il docente potrà rimanere in servizio o meno. Nonostante la cosa non sia stata gradita a molti atenei, non tutti hanno deciso di respingere completamente questa possibilità, benché abbiano stabilito dei criteri di selezione piuttosto ferrei. Ad esempio, il Politecnico di Milano ha deciso di premiare con la proroga i docenti che hanno ottenuto un riconoscimento come un Premio Nobel, chi riesce a portare finanziamenti e chi rimane come unico riferimento del proprio settore disciplinare.

Molti giovani ricercatori sono, però, già sul piede di guerra, contrari a una sentenza che “blocca – ha dichiarato Maria Stella Gelmini, ex ministro dell’Istruzione che nella sua riforma aveva abolito la proroga – il ricambio generazionale: adesso chi sta fuori rimane precario ancora un po'”. “I giovani hanno pagato per 15 anni, ora basta”, dice il rappresentante nel Cda dell’Università di Bologna, Loris Giorgini, mentre il ricercatore della Rete 29 Aprile Piero Graglia commenta: “Con l’università governata tutta da ordinari e un sistema di valutazione che fa acqua da tutte le parti il rischio è che si perpetui una categoria che non splende per correttezza”.

Dal loro canto, i docenti universitari che chiedono di insegnare oltre l’età della pensione non sembrano farsi per nulla intimorire da questo malcontento e sono decisi a portare avanti la loro richiesta. Ad esempio, l’ordinario di Chirurgia alla Statale di Milano, Giancarlo Roviaro, spiega: “Tirarmi indietro mi sembrava scorretto come se volessi negare la mia professione portata avanti in questi anni. L’ho fatto per spirito di appartenenza istituzionale, ma se rifiutano la mia domanda non farò ricorso”.

A consolazione dei giovani ricercatori e dei docenti che aspirano a divenire ordinari è arrivato in queste ore il cosiddetto ‘decreto del fare’, nel quale è previsto un allentamento del blocco del turnover. Secondo quanto dichiarato dal presidente Letta e dal ministro Carrozza, nonostante le richieste di pensionamento posticipato, dovrebbero aprirsi possibilità per l’assunzione di ben 3mila nuove unità di personale docente negli atenei italiani.

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