Inizia lunedì 10 dall’Università di Napoli, il viaggio itinerante del Partito Democratico negli atenei dello stivale.
Il motivo? Stimolare il dibattito sulla riforma tra i diretti interessati: studenti, docenti e ricercatori. In realtà, anche un modo diretto per far conoscere le proposte che il partito di Bersani ha predisposto in merito alla riforma del sistema universitario in discussione al Senato.
12 tappe che saranno spalmate fino a metà luglio e che vedranno l’incontro faccia a faccia tra studenti, ricercatori, docenti e politici. Al centro l’Università italiana, le sue pecche, i tanti aspetti da migliorare, quindi la riforma.
“Una buona riforma è alla base della ripartenza dello sviluppo economico del Paese. Il capitale umano è centrale”, queste infatti le parole di Enrico Letta, vice segretario del Pd in occasione della presentazione delle proposte sull’università italiana.
“L’obiettivo principale – ha ricordato invece Marco Meloni, responsabile Università del Pd – è quello di allineare l’Italia alla media dei paesi Ocse per numero di laureati, ricercatori e docenti, per spesa per studente, per capacità”.
In particolare, le proposte per la riforma universitaria che il Pd presenterà nei prossimi mesi agli atenei italiani – e contenute già negli emendamenti presentati al ddl in commissione al Senato – ruotano attorno a quattro esigenze principali:
- diritti degli studenti (finanziare un programma nazionale di borse di studio, norme sul diritto allo studio e sulla ripartizione delle risorse ordinarie per gli atenei finalizzate a migliorare la mobilità geografica e sociale, abbattere gli abbandoni, incentivare il rispetto dei tempi di laurea);
- stabilizzazione e valorizzazione dei ricercatori universitari;
- autonomia degli atenei (separazione di ruoli fra Senato e Consiglio di Amministrazione, inserimento nel testo di legge dei criteri di valutazione e delle loro conseguenze, criteri più obiettivi per la ripartizione dei finanziamenti);
- risorse più adeguate a mantenere in vita un sistema universitario di qualità (eliminazione dei tagli previsti dalla legge 133 per raggiungere in dieci anni la media dei Paesi europei “passando dallo 0,8 attuale all’1,3% del PIL” per quanto riguarda la spesa pubblica).
1.Garanzia che l’ università rimarrà pubblica.
2.Garanzia che le tasse universitarie non superino una certa soglia.
3.Garanzia della democrazia del sapere.
4.Eliminazione dei numeri chiusi nelle facoltà.
5.Percorsi formativi in linea con il mercato del lavoro.
6.Ricerca, didattica di qualità su argomenti di interesse strategico.
7.Monitoraggio dell’ impatto dei laureati e dei loro percorsi formativi nel mondo del lavoro, con successive correzioni.
8.Maggiori investimenti sulla formazione in particolar modo maggiori risorse riservate agli studenti(borse di studio per tutti gli studenti).
9.NON SOLO PRIVILEGGI AI BARONI.