Una pelle artificiale, in gran parte modellata su quella reale, in grado di dotare i robot di ogni tipo di una sensibilità tattile molto simile alla nostra. Questo lo scopo del progetto Roboskin, finanziato dall’Unione Europea per una spesa totale di 3,5 milioni di euro e diretto dal professore Giorgio Cannata dell’Università di Genova. Al progetto collaborano, anche, l’Istituto Italiano di Tecnologia, l’Università di Cagliari e il Politecnico di Losanna, oltre che le università dell’Hertfordshire e del Galles-Newport, nel Regno Unito.
Lo scopo del progetto Roboskin è di creare “tecnologie e capacità basate sulla pelle per robot sicuri, autonomi e interattivi”. Il nuovo rivestimento è stato realizzato, creando dapprima una ‘mappa tattile’ del corpo del robot, che aiutasse nell’interpretazione dei dati e che permettesse di stabilire delle precise demarcazioni, come quelle tra contatti desiderati e quelli del tutto accidentali. In seguito, sono stati applicati dei sensori elettrici, con la funzione di raccogliere i dati tattili e di elaborarli tramite un software, con alcuni comportamenti di base già programmati. C’è perfino la possibilità di aggiungerne di nuovi.
Oltre alla creazione della ‘mappa tattile’, i ricercatori che hanno lavorato al progetto di dare ai robot una pelle sensibile hanno dovuto affrontare altri compiti piuttosto complessi. Ad esempio, per la realizzazione dei sensori sono state utilizzate diverse tecnologie, ovvero dai semplici sensori capacitivi – quelli che si basano sul principio della rilevazione di una capacità elettrica di un condensatore – ai più sofisticati materiali piezoelettrici, capaci di generare una differenza di potenziale quando sono soggetti a una deformazione meccanica. E si è arrivati a usare anche semiconduttori organici.
La pelle realizzata tramite il progetto Roboskin è stata sperimentata sul robot KASPAR, creato dall’Università dell’Hertfordshire per aiutare i bambini autistici a comunicare. Alcune parti della ricerca sono state già brevettate, ma i prototipi rimangono disponibili per essere eventualmente condivisi con altri progetti di ricerca non commerciali. La novità di quanto realizzato non sta tanto nell’aver creato un tessuto tattile sensibile, bensì un sistema di produzione in grado di applicarlo a robot di ogni tipo.