Qualche giorno fa l’Università di Padova ha avviato una vera e propria rivoluzione culturale, che potrebbe rappresentare un gran bell’esempio da seguire nel resto d’Italia: da questo momento in poi, infatti, i suoi studenti transgender – ovvero coloro che hanno deciso di cambiare sesso – potranno usufruire di un secondo libretto universitario, in modo da non dover dare spiegazioni sul perché la propria immagine in foto non corrisponda a quella reale, ritrovandosi talvolta in situazioni spiacevoli.
Oltre all’Università di Padova, altri atenei italiani (l’Università e il Politecnico di Torino assieme all’Alma Mater di Bologna) avevano già messo in pratica questa soluzione, ed è proprio a loro che il mondo accademico padovano si è ispirato. Con il doppio libretto, gli studenti transgender – nonostante il problema interessi un numero ristretto di iscritti – potranno finalmente veder rispettati i propri diritti civili, con un miglioramento anche delle condizioni per una serena permanenza all’università. Ciò, avendo a disposizione un nuovo libretto universitario e un doppio badge, che riportano la nuova identità e una fotografia aggiornata al cambio di genere.
L’Università di Padova, a favore dei suoi studenti transgender, ha anche pensato di rendere disponibile un addetto del personale di segreteria, con il compito di occuparsi della pratica di trasferimento delle informazioni tra quella che era la carriera universitaria prima del cambio di genere e quella successiva. Inoltre, l’ateneo padovano ha introdotto la figura di un tutor, che costituisca una sorta di punto di riferimento per chi ha deciso di cambiare sesso, con il quale discutere degli eventuali problemi sorti durante il passaggio. In questa maniera, si potrà tenere sotto stretto controllo l’efficacia della soluzione adottata.
All’Università di Padova la proposta del doppio libretto era stata avanzata qualche mesa fa da Antéros, associazione a sostegno della comunità LGBTI (lesbica, gay, bisessuale, transgender e intersessuale), ed è stata supportata anche da Marco Zabai, rappresentante degli studenti in Senato accademico. A tal proposito, i membri dell’associazione avevano scritto una lettera al rettore dell’ateneo padovano, Giuseppe Zaccaria, chiedendo la possibilità per chi avesse cambiato sesso di adeguare il proprio nome anagrafico con il nuovo aspetto esteriore.