Si avvicina per molti la fatidica “notte prima degli esami”. E per una maturità il cui voto può pesare tanto sull’ammissione all’università si iniziano a fare i conti e sorgono alcuni dubbi. Un voto di diploma alto conta davvero molto per l’accesso alle facoltà a numero chiuso, ed ecco una questione non da poco e che si ripresenta piuttosto puntuale ogni anno dal 2011: nella corsa al “bonus maturità” chi frequenta un istituto superiore meno severo di altri – e subito per molti il pensiero va alle scuole private – potrebbe essere avvantaggiato.
Basti pensare che raggiungere la votazione di 100 centesimi alla maturità garantirà in sede di prova di ammissione ben 10 punti, e che lo scorso anno un punteggio totale di 40/50 punti era la soglia per l’accesso a Medicina, Odontoiatria, Veterinaria e Architettura. E del resto iniziare a studiare ora potrebbe significare essere già in ritardo: i test d’ammissione sono piuttosto complessi e la loro preparazione richiede applicazione.
E in questo panorama non si fanno attendere le analisi delle possibili criticità dei meccanismi di ammissione alle facoltà a numero chiuso. Medicina su tutte: con la graduatoria nazionale, novità dell’anno, voci autorevoli del Sud come il rettore della Seconda Università di Napoli, Francesco Rossi, fanno notare come questa forma di selezione sia “più giusta ma aumenterà i costi per le famiglie. Un ragazzo del Sud ammesso in una facoltà del Nord peserà inevitabilmente sui propri genitori. D’altro canto è come un investimento sul futuro dei propri figli”.
I dubbi sorgono soprattutto in merito all’importanza che il voto di diploma assume in vista dell’ammissione all’università. Si tratta, a detta di molti, di una possibile disparità, dato che non tutte le scuole superiori sono parimenti severe. Nel mirino ci sarebbero in particolare le scuole private, colpevoli di essere eccessivamente di manica larga nell’assegnazione dei voti. D’altra parte, però, valorizzare il voto di diploma può servire a dare importanza proprio alle scuole superiori, che a volte non vedono i loro scolari studiare a fondo e impegnarsi davvero.
A causa di queste perplessità già si pensa a possibili correttivi per la valutazione del “bonus maturità” ai test di ammissione: per esempio, alcuni chiedono in futuro di basarlo sull’andamento dei test Invalsi, che sono prove standard e organizzate a livello nazionale, e che da quest’anno toccheranno anche agli studenti del quinto anno delle superiori.
Nell’immediato pare che siano proprio presidi e insegnanti delle scuole secondarie a mostrarsi più critici verso l’organizzazione attuale dei test di ammissione, verso cui invece il mondo universitario sembra essere più bendisposto. Molti denunciano perfino il ritiro di alcuni studenti dagli istituti pubblici a pochi mesi dalla maturità, con l’intento di passare a scuole private dove più facilmente otterranno il massimo dei voti. E ancora, i docenti lamentano le pressioni da parte dei genitori affinché tengano conto dell’importanza di un voto di diploma alto per superare i test di ammissione.