riforma 3+2 bocciata dalla corte dei conti
La riforma del “3+2”? È da bocciare. A renderlo noto in un referto appena pubblicato è la
Corte dei Conti che a più di dieci anni dall’introduzione del percorso universitario a doppio ciclo – lauree triennali e lauree specialistiche – esprime un parere netto: il sistema delle
lauree brevi non ha prodotto né un incremento dei laureati, né un miglioramento nella qualità dell’offerta formativa.
Il risultato? Un sistema centrato sul docente anziché sullo studente, ha scritto nero su bianco la Corte.
Il dato più evidente della riforma universitaria del “3+2” – introdotta nel 1999 con il primo regolamento sull’autonomia didattica (d.m. n.509) – è coinciso infatti con una
moltiplicazione “spesso non motivata” dei corsi e con una conseguente
frammentazione dell’offerta, si legge nel referto. Dato, del resto, emerso molto chiaramente dall’ultimo
rapporto del Cnvsu sullo stato del sistema universitario.
I corsi di laurea di
I livello e a
ciclo unico, infatti, spiega il referto della Corte “passano da 2.444 nell’anno accademico 1999-2000, prima cioè della riforma, a
3.103 nell’anno accademico 2007-2008″, l’incremento registrato è circa del 27 per cento.
Se si considera poi il numero complessivo dei
corsi di laurea, spiega la Corte, anche questo è aumentato progressivamente nell’arco di tempo considerato, passando da 4.539 corsi attivi nell’anno accademico 2003-2004 a
5.519 corsi attivi nell’anno accademico 2007-2008. Fenomeno che la Corte riconduce soprattutto alla “crescita esponenziale dei corsi di laurea
specialistica passati da 1.204 nell’anno accademico 2003-2004 a 2.416 nell’anno accademico 2007-2008”.
Altro aspetto messo in evidenza dalla Corte è poi quello del progressivo
decentramento delle sedi e del “peso via via crescente assunto dai professori a contratto esterni ai ruoli universitari”. Fenomeni, entrambi, in cui probabilmente la frammentazione dell’offerta formativa ha trovato un ulteriore punto di forza.
Ma al contrario di quello che ci si poteva aspettare, dice la Corte, la proliferazione dei corsi non ha garantito un innalzamento del numero degli
iscritti – rimasti sostanzialmente costanti negli ultimi cinque anni – né di quello dei
laureati. Di questi ultimi si registra l’aumento specificamente nell’anno 2007-2008, dato riferito, però, ai laureati già in possesso di laurea triennale che quindi nell’anno in questione hanno conseguito la specialistica.
Inoltre, consistente è ancora la quota degli
abbandoni dopo il primo anno: “pari nell’anno accademico 2006-2007 al 20 per cento, valore questo sostanzialmente analogo a quello registrato negli anni precedenti la riforma degli ordinamenti didattici”.
Per quanto riguarda l’offerta formativa poi, l’eccessiva moltiplicazione e frammentazione dell’offerta non è coincisa con un miglioramento della
qualità. E anche sul fronte della
spendibilità dei titoli di studio nell’Unione Europea non ci sono stati i risultati sperati. Dovrebbero essere invece proprio gli effettivi sbocchi professionali offerti dai corsi di laurea, ad orientare le immatricolazioni degli studenti, ha spiegato la Corte.
E’ quello che ho sempre sospettato. Una riforma nata male e del tutto inutile. Abbiamo voluto copiare i paesi anglosassoni, non capendo che il nostro modo di essere è completamente differente. Si è introdotta una laurea triennale che non serve a nulla, tant’è che la stragrande maggioranza degli studenti continua con la specialistica. A questo punto portiamo tutti i corsi di laurea a cinque anni, facciamo in modo che i professori facciano solo questo mestiere ed in una sola università, ridiamo valore al titolo di studio universitario ed evitiamo, per favore, di sfornare centinaia e centinaia di laureati analfabeti.
Insegno Economia aziendale d 25 anni e ho avuto un’ottima preparazione dalla “vecchia ” facoltà di Economia e commercio.
Quest’anno ho avviato alcuni moduli in lingua inglese, utilizzando un testo in uso alla Harvard Bus.School di Boston, Mass. USA. Il programma al primo anno di corso alla HBS è sostanzialmente quello previsto al 3° anno dell’ITC. La nostra scuola non ha nulla da invidiare alle grandi Università anglosassoni. (Tranne forse gli strumenti e le tecnologie!!)
Porto ogni anno i miei studenti del 4° e 5° ITC a seguire alcune lezioni universitarie per avvicinarli al mondo accademico. Spesso ho io stessa difficoltà ad orientarmi tra i diversi corsi di laurea e facoltà economiche. Le materie tra i diversi corsi sono pressochè le stesse ma vi sono più docenti che le insegnano. Alla facoltà d’ingegneria(frequentata da mio figlio) nella triennale sono previsti trenta esami!…
Mi chiedo, se ai miei tempi per fare 5 anni d’ingegneria e trenta esami occorrevano 6-7 anni come media, com’è possibile oggi che gli studenti possano avere le stesse materie da sostenere in tre anni?.
O, rispetto a noi,i nostri giovani sono tutti geni o la preparazione che ricevono dalla girandola di materie e professori non è approfondita come dovrebbe essere.
Cosa si aspetta a por fine a questa porcheria?
trovo vergognoso come si voglia far passare come valida una riforma universitaria