Elettrodi di pacemaker nel fascio del proencefalo mediale del cervello per alleviare i disturbi che si manifestano nei pazienti affetti da depressione maggiore. Ѐ quanto sperimentato da alcuni ricercatori dell’ospedale dell’Università di Bonn, in Germania. I risultati – pubblicati su Biological Psychiatry – sono stati sorprendenti e migliori rispetto a quelli ottenuti con altre sperimentazioni, in cui si era utilizzata l’elettrostimolazione su diverse strutture all’interno del cervello.
Durante la ricerca, un professore del dipartimento di Neurochirurgia dell’Università di Bonn – il neurochirurgo Volker Arnd Coenen – ha impiantato nei fasci mediali del proencefalo degli elettrodi collegati a un pacemaker cerebrale. Dopodiché, le cellule nervose sono state sollecitate attraverso una debole corrente elettrica. Il metodo applicato si chiama stimolazione cerebrale profonda. Ѐ stato un grande successo “sia in termini di forza degli effetti, sia di velocità di risposta”. In sei su sette pazienti, infatti, i sintomi della depressione maggiore sono migliorati sensibilmente e velocemente.
Già in passato, gli scienziati avevano utilizzato l’elettrostimolazione del cervello per cercare di attenuare i disagi vissuti da chi soffre di depressione maggiore, ottenendo anche un certo grado di miglioramento. In quei casi, però, i medici non avevano impiantato gli elettrodi nel fascio anteriore mediale, ma nel nucleo accumbens, un’altra parte del sistema di ricompensa del cervello. “In questo nuovo studio, i nostri risultati sono stati anche molto meglio“, dice il professor Thomas Schläpfer del dipartimento di Psichiatria e psicoterapia dell’Università di Bonn. A differenza che in passato, infatti, il miglioramento è stato riscontrato in ben l’85 per cento dei pazienti, l’elettrostimolazione è stata eseguita con più bassi livelli di corrente e i risultati sono arrivati dopo pochi giorni.
I pazienti presi in esame in questa nuova ricerca sono stati tenuti sotto osservazione per 18 mesi dopo il trattamento. Ne è emerso un altro dato molto positivo: “L’effetto antidepressivo della stimolazione cerebrale profonda all’interno del fascio del proencefalo mediale – sottolinea il professore Schläpfer – non è diminuito durante questo periodo”. Ciò vuol dire che i benefici di questo metodo non sono affatto temporanei. Tuttavia, ci vorrà ancora del tempo perché la nuova terapia arrivi a far parte di una procedura standard.