Ammonta a 11 miliardi e 200 milioni il buco di crediti inevasi UE del 2012: ora la cifra è ufficiale e la Commissione Europea chiede agli stati membri di ripianare il deficit che mette di nuovo a rischio l’Erasmus e le altre politiche comunitarie.
Questa propensione al deficit sembra ormai essere diventata cronica. Già nel 2012 si erano temuti tagli ai programmi di ricerca e istruzione – il più noto dei quali è sicuramente l’Erasmus – e i fondi per garantirli erano stati trovati solo in extremis. E nel 2013 la storia si ripete: 9 degli 11 miliardi da trovare servono per le politiche di coesione, uno per crescita e competitività (di cui 643,7 milioni per la ricerca e 126 per programmi su apprendimento e istruzione).
Ma perché ogni anno si ripresenta questa situazione di deficit, che vede i fondi sociali essere spesso i più colpiti, e programmi internazionali come l’Erasmus essere a rischio cancellazione? Il bilancio UE si basa essenzialmente sulla contribuzione dei Paesi membri, i quali, nella fase di difficoltà economica attuale, cercano di sborsare il meno possibile: da qui i tagli al bilancio comunitario che sono ormai all’ordine del giorno almeno dal 2011.
Non si fa attendere il monito del Commissario al bilancio, Janusz Lewandowski, che ha ricordato come l’extra budget serva “a pagare gli impegni presi dall’UE nella realizzazione di infrastrutture o progetti scientifici di ricerca approvati dagli Stati membri negli anni passati”, e che invita gli Stati a mantenere quel che hanno non tanto promesso quanto pianificato: dilazionare o ritardare gli stanziamenti non equivale certo a cancellarli.
E non finisce qui: mentre la rettifica è in attesa di essere vagliata il prima possibile da Consiglio e Parlamento europei, il Presidente della Commissione bilancio del Parlamento UE ha ricordato che 11,2 miliardi non bastano: il deficit di fondi per il 2012 è di più di 16 miliardi. La prima occasione di confronto tra gli Stati membri sarà il 9 Aprile, atteso giorno del prossimo comitato bilancio. Non solo Erasmus e progetti comunitari sono a rischio: si teme per la stessa coesione dell’Unione.