Un gruppo di ricerca dell’Università di Cambridge, in Gran Bretagna, è riuscito a generare, grazie a dei chip allo stato solido, delle particelle di luce in grado di veicolare dati e informazioni. I risultati dello studio, pubblicati su Nature Communication, segnano il primo passo verso l’Internet del futuro, i cui dati non viaggeranno più attraverso impulsi elettrici.
La realizzazione delle cosiddette reti quantistiche per l’Internet è una delle principali sfide della fisica moderna. I ricercatori stanno attualmente studiando diverse soluzioni per realizzare le unità di base (i sostituti degli attuali bit) che trasporteranno i dati attraverso queste nuove reti.
Questi nuovi mezzi di trasmissione, già ribattezzati qubit, sfrutteranno le regole della fisica quantistica così da permettere a una particella di trovarsi contemporaneamente in due posti differenti. La ricerca nel campo dell’Internet quantistica si sta occupando di trovare quale sia il sistema migliore per ottenere queste nuove unità di base.
Nell’Internet del futuro, affermano gli scienziati di Cambridge, i qubit volanti saranno le particelle di luce (i singoli fotoni) e saranno parte integrante delle nuove reti quantistiche. Le particelle luminose sono la scelta naturale per questo tipo di comunicazione, poiché fanno viaggiare le informazioni su lunghe distanze in maniera rapida e affidabile. Per poter permettere ciò è però necessario che tutti i fotoni prodotti siano (come avviene per la luce generata dai laser) identiche, proprio come quelle realizzate dai ricercatori britannici.
In questo caso le particelle di luce, a differenza di quanto accade coi laser che sono generati da costose e ingombranti apparecchiature, sono prodotte da piccoli dispositivi che in futuro diventeranno le tessere che comporranno l’Internet quantistica. Per far da sorgente ai fotoni, i ricercatori dell’Università di Cambridge hanno infatti costruito un chip con un componente che permettere il passaggio della corrente elettrica. I materiali da cui è costituito sono semiconduttori cui sono state aggiunte micro-inclusioni di altri semiconduttori (definiti punti quantici): proprio l’eccitazione delle molecole di questi materiali permette l’emissione dei fotoni e quindi la trasmissione dei dati.