Gli ultimi studi e progetti elaborati dai due centri del CNR in Sicilia, a Palermo e Messina, mettono la ricerca italiana all’avanguardia mondiale per l’esplorazione delle potenzialità di idrogeno e calore solare. Tra fotovoltaico e biocombustibili, ecco il presente e il futuro dell’energia.
Fare un buco nell’acqua come se fosse una trivella per estrarre idrogeno da accumulare e utilizzare nell’autotrazione, ma non solo. Questo uno dei progetti del CNR di Palermo. Mario Pagliaro è il ricercatore che se ne occupa: da quattordici anni lavora con una squadra di una decina di persone, per il Polo fotovoltaico della Sicilia, nato in collaborazione con l’Università di Palermo, e che ha già dato grandi soddisfazioni: il 9 aprile dello scorso anno, come ricorda Pagliaro stesso, “la Sicilia è entrata ufficialmente nell’epoca solare, ovvero grazie al fotovoltaico può garantirsi l’autosufficienza energetica”. Ora sta partendo la seconda fase della ricerca sull’idrogeno ottenuto attraverso la scissione dell’acqua piovana o marina. In cantiere c’è anche un progetto in collaborazione con la Soprintendenza del mare per una barca che si muoverà con un motore a idrogeno.
A Messina ha invece sede l’Itae, l’Istituto di tecnologie avanzate per l’energia, nato nel 1980: un’area di 3.500 metri quadrati, una settantina di dipendenti, sei milioni di finanziamento annui – da CNR, finanziamenti privati, fondi Ue e finanziamenti di progetti di ricerca – dove si sviluppano applicazioni sia per l’energia termica sia per l’energia elettrica e si fa ricerca su tecnologie come le celle a combustibile, biocombustibili, sistemi di accumulo, fotovoltaico di terza generazione, macchine ad assorbimento.
Si tratta di ambiti di ricerca per cui l’Itae è all’avanguardia nel mondo: collegamenti e collaborazioni con aziende anche straniere e progetti affascinanti. Un esempio? Ottenere l’aria condizionata per i camion grazie al gas di scarico, ossia ricavare il freddo dal caldo, processo dalla complessa tecnologia e dai potenziali sviluppi. A questo riguardo esiste già un prototipo in cui, anziché il calore proveniente dai gas di scarico, viene utilizzato il calore solare o la geotermia, e che aspetta solo di essere industrializzato. Come spiega Gaetano Cacciola, direttore Itae, “si tratta di un prodotto che richiede grandi investimenti ma che del resto ha anche grandi potenzialità”.
E se finora non era mai nata un’azienda spin off, spiega Cacciola, “ora con le nuove regole e i limiti di dieci anni imposti per i contratti le cose sono un po’ cambiate”, anche per garantire stabilità ai ricercatori coinvolti. La ricerca made in Sicilia continua.