rete università contro pena di morte
Le università uniscono le forze per dire no alla
pena di morte. Lo rende noto l’
Alma Mater di Bologna da cui è partito un documento che stigmatizza la pena capitale come pratica che va contro ogni concetto di diritto umano.
La
dichiarazione, firmata inizialmente dai docenti della Facoltà di giurisprudenza di Bologna, ha ricevuto poi l’approvazione di
230 docenti italiani, e adesso si appresta a diventare il manifesto di una
rete internazionale di atenei accomunati da un obiettivo condiviso: raggiungere entro il 2015 una moratoria, e successivamente la definitiva e universale abolizione della pena di morte.
L’iniziativa, partita dall’ateneo di Bologna, ha ricevuto l’apprezzamento della presidenza della Repubblica, rende noto l’Alma Mater proprio dopo l’
inaugurazione della targa commemorativa della dichiarazione anti-pena di morte avvenuta ieri alla presenza del rettore Ivano Dionigi e del preside di Giurisprudenza Stefano Canestrari.
Il
documento, stilato proprio dalla Facoltà di giurisprudenza di Bologna, è stato già sottoscritto da
oltre 230 docenti di diritto penale e di procedura penale di tutti gli
atenei italiani. Tra questi anche due ex presidenti della Corte costituzionale Giovanni Conso e Giuliano Vassalli, quest’ultimo recentemente scomparso.
Alla sua adozione da parte delle Facoltà giuridiche e degli atenei di
tutto il mondo stanno lavorando le Facoltà di legge dell’Alma Mater, dell’università nazionale autonoma del
Messico e dell’Università di
Istanbul.
“La
rete accademica internazionale contro la pena capitale è nata lo scorso dicembre a
Madrid – spiega l’ateneo bolognese in una nota – e vede la partecipazione di centinaia tra istituti e dipartimenti di diritto, società scientifiche, eminenti giuristi e giovani ricercatori di tutto il mondo”. Al centro c’è non solo l’impegno accademico ma anche quello politico di
cooperazione con i governi e le organizzazioni non governative che operano per la difesa dei diritti umani.