“L’invenzione presenta tutti i requisiti di brevettabilità”. Questo l’esito del Rapporto di ricerca internazionale dell’Ufficio brevetti europeo che conferma la bontà degli studi del gruppo di ricerca dell’Università di Cagliari coordinato dal Professor Cao che ha messo a punto negli scorsi mesi procedimenti per produrre ossigeno, acqua, fertilizzanti e biomassa edule su Marte, prodotti utili al sostentamento di missioni spaziali permanenti con l’impiego di risorse locali.
Ma questa è solo l’ultima delle eccellenze nazionali: nonostante i pochi finanziamenti e i mancati investimenti del nostro Paese in università e ricerca, negli atenei d’Italia si studia e si producono sapere e innovazione. Basti guardare gli ultimi dati certificati ufficialmente, risalenti al 2010: 117 nuovi spin off accademici, ossia progetti con un docente universitario come capofila, e 320 brevetti concessi durante l’anno, per un totale di 2.600 brevetti accademici depositati. Per fare un confronto, vale la pena di segnalare che negli Stati Uniti gli spin off accademici sono stati 651 e i brevetti 4.700.
Quali gli ambiti più “caldi” per la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie in Italia? Il green davanti a tutti, con gli ingegneri del “Pomos”, Polo d’eccellenza per la mobilità sostenibile dell’Università La Sapienza, che nel 2005 hanno messo a punto un’auto integralmente elettrica, mentre i ricercatori del “Chose”, dipartimento di Ingegneria di Tor Vergata, si sono messi in luce con gli studi sulle ultime applicazioni dei pannelli solari di terza generazione. Il “Tecno Bim project” del Politecnico di Milano, invece si è occupato di automobili bimodali, a trazione classica ed elettrica. E ancora: alla veneziana Ca’ Foscari sono state prodotte colle ambientali dal rendimento superiore a quelle chimiche, e i finanziamenti della Regione hanno portato al brevetto.
Sempre dalla Ca’ Foscari, e in particolare da un dottorando in Scienze ambientali, Paolo Franceschetti, arriva quella che è stata inserita dall’Onu tra le dieci migliori idee sostenibili per lo sviluppo dell’umanità: una piccola sauna solare per la depurazione e desalinizzazione dell’acqua, funzionante a energia solare. Il Politecnico di Torino ha sperimentato con successo un nuovo convertitore di energia da onde marine per il Mediterraneo, mentre l’Università di Pavia ha realizzato una nuova classe di componenti e antenne basati su carta, plastiche riciclabili, tessuti – base per il cosiddetto “internet delle cose“, la connessione via rete degli oggetti della vita quotidiana, che pare diventerà realtà negli anni a venire.
E ancora, tra i brevetti nati dalla ricerca italiana per quanto riguarda la medicina, ecco metodi per la preservazione di fegati marginali per i trapianti e algoritmi di controllo per lo sviluppo di pancreas artificiali per pazienti diabetici e farmaci antitumorali di ultima generazione. E, oltre al recente brevetto ottenuto dall’Università di Cagliari insieme all’Agenzia Spaziale Italiana e al Crs4, soprattutto Torino è particolarmente attiva e protagonista dell’astrofisica internazionale.
Insomma, all’Italia non mancano le menti e le invenzioni, né tanto meno il riconoscimento del valore dei nostri studiosi a livello mondiale. I finanziamenti sì, e staremo a vedere se ci sarà un’inversione di rotta e si riprenderà a investire in ricerca.