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Programma Montalcini, i 5 milioni dei fondi 2011 tornati nelle casse dello Stato

da | Feb 2013 | News | 0 commenti

Sono silenziosamente ritornati nelle casse dello Stato, ma sarebbero dovuti servire a far rientrare nel nostro Paese i giovani ricercatori italiani “impegnati stabilmente all’estero in attività di ricerca o didattica da almeno un triennio”. Si tratta dei 5 milioni di euro stanziati nel 2011 per il Programma Rita Levi Montalcini, che fanno parte del Fondo di finanziamento ordinario per le università.

Si tratterebbe di fondi vincolati ogni anno, ma quelli del 2011 sono letteralmente spariti. Il 1° febbraio è stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto per l’esercizio finanziario 2012, che stanzia per l’anno corrente 5 milioni di euro. Il penultimo decreto, era stato invece pubblicato l’11 novembre 2011 ed era riferito al 2010, mentre non c’è traccia di quello del 2011.

In realtà, dei fondi per il 2011 si parla nel decreto del 3 novembre 2011 con cui il Ministero assegnava agli atenei statali il finanziamento ordinario per quell’anno e vincolava 5 milioni di euro per il rientro dei nostri ricercatori. In parole povere, i soldi del Programma Montalcini c’erano ma poi non è mai stato scritto il provvedimento di assegnazione. Che fine hanno fatto, allora, i 5 milioni stanziati per 2011?

Il Fondo ordinario alle università nel 2011 è stato preparato con molto ritardo a fine autunno, in coincidenza con la crisi di Governo, e ci si è dimenticati del provvedimento per i giovani ricercatori all’estero. In caso di ritardi di questo tipo, dovuti alla macchina burocratica dei ministeri, scatta un meccanismo automatico che fa tornare nelle casse dello Stato i fondi non assegnati, che vengono riutilizzati per altre esigenze. In sostanza, invece che per far rientrare i nostri cervelli dall’estero, quei 5 milioni potrebbero essere stati utilizzati per le forniture degli uffici o per pagare qualche stipendio pubblico.

Del resto, il Programma Montalcini, più che della vivacità intellettuale del nostro compianto premio Nobel da poco scomparso, è specchio della lentezza e della farraginosità del sistema pubblico italiano. Tanto che quello dei fondi spariti del 2011 è solo l’ultimo dei problemi rilevati nell’applicazione del programma.

I beneficiari dei contratti, infatti, rientrano in Italia dopo essere stati impegnati in attività stabili di ricerca o didattica nei migliori atenei esteri. Qui, però, si ritrovano subito alle prese con le caratteristiche negative del sistema universitario italiano, una delle quali è sicuramente il precariato. Così i nostri giovani di talento firmano dei contratti triennali, al termine dei quali vengono lasciati a loro stessi.

“L’investimento della collettività rischia di trasformarsi in un prestito a vuoto” hanno scritto i 29 ricercatori che hanno usufruito nel 2009 del primo Programma Montalcini in una lettera aperta che, citando i 10 piccoli indiani di Agata Christie, hanno intitolato “E poi non rimane nessuno”. Basterebbe un piccolo stanziamento nel Fondo ordinario che possa consentire agli atenei di trattenere i migliori. Purtroppo attualmente i soldi non sono solo pochi ma, come dimostra la vicenda del programma 2011, finiscono per perdersi per colpa dell’inerzia e della distrazione.

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