Si è svolta pacificamente la protesta degli studenti e degli insegnanti che oggi hanno sfilato in corteo per le strade di Roma e di altre città italiane. A destare preoccupazione per l’ordine pubblico era in particolare la manifestazione studentesca non autorizzata convocata nella Capitale, soprattutto perché gli organizzatori rivendicavano il diritto di arrivare fino ai luoghi simbolo delle istituzioni, andando a gridare i propri slogan direttamente davanti a Camera, Senato, Palazzo Chigi e Montecitorio. Non solo. La mobilitazione di allievi delle superiori e universitari coincideva con quelle degli insegnanti di CGIL e Cobas e con il corteo di CasaPound, cosa che rendeva più complessa la gestione dell’ordine pubblico.
Per tutte queste ragioni e per i momenti di tensione e violenza che avevano caratterizzato le manifestazioni della settimana precedente, si temeva che la giornata di oggi potesse essere nuovamente funestata da scontri, arresti e feriti. Fortunatamente nulla di tutto questo si è ripetuto e in tutta Italia i cortei di studenti e insegnanti più che dalla violenza sono stati caratterizzati dall’ironia.
A Roma gli studenti hanno sfilato sfoggiando sul capo scolapasta colorati al posto dei caschi, facendo subito intuire la natura delle loro intenzioni per la manifestazione. L’atteggiamento tranquillo e collaborativo dei giovani ha portato i responsabili dell’ordine pubblico ad acconsentire alla loro volontà di marciare sotto i “palazzi del potere” e il corteo si è spinto fin sotto al Senato e al Ministero della Giustizia, teatro la scorsa settimana dell’episodio controverso del lancio dei lacrimogeni. Accanto agli studenti c’erano gli insegnanti dei Cobas, mentre quelli della CGIL sono stati impegnati in un sit-in in piazza Farnese. Terminato il corteo molti giovani hanno deciso di proseguire, unendosi al presidio antifascista in piazza dell’Esquilino.
Analoghe manifestazioni, tutte altrettanto pacifiche, hanno coinvolto studenti e insegnanti da Nord a Sud dello Stivale. I giovani hanno reclamato il proprio diritto all’istruzione e ad un futuro meno incerto, mentre gli insegnanti hanno chiesto al Governo di mettere fine ai tagli che penalizzano la scuola pubblica e di trovare una soluzione per i troppi docenti precari da decenni in attesa di un posto fisso.
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