È il rettore Antonino Recca ad uscire vincitore dopo la decisione del Tar siciliano in merito all’approvazione del nuovo statuto di ateneo impugnato dal Miur. Una battaglia legale a colpi di ricorsi e contro-ricorsi in cui a spuntarla è stato proprio l’ateneo catanese, non tanto per una questione di merito, quanto per un vizio formale, ovvero il ritardo con cui sono stati comunicati i rilievi del ministero rispetto ai tempi stabiliti dalla legge.
Bocciata dunque la richiesta di sospensione della nuova carta costituzionale dell’università catanese avanzata dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. Secondo il giudice del Tar, infatti, vi è “insussistenza di significativi profili di fondatezza del ricorso, con recepita scadenza del termine perentorio entro il quale il ministero avrebbe dovuto espletare il potere di controllo“. Insomma, le annotazioni da Roma – con le quali il Miur aveva chiesto la modifica di 18 articoli su 43 – sarebbero giunte decisamente fuori tempo massimo: lo statuto rimane dunque in vigore così com’è stato approvato dall’ateneo.
La schermaglia legale potrebbe non essere conclusa, dal momento che si parla di un secondo pronunciamento, con tempi più lunghi, sui rilievi di merito, ma per il rettore dell’Università di Catania Antonino Recca una battaglia è sicuramente vinta. Dopo l’annuncio del ricorso ministeriale, infatti, contro il magnifico era scattata una serie di recriminazioni da parte di mezzo ateneo, tra associazioni studentesche e personale docente. Una polemica che era arrivata ad auspicare l’azzeramento dello statuto, con la richiesta di riformularlo su nuove basi e cessare così le ostilità con i tecnici di Roma.
La decisione comunicata ieri dal Tar è destinata però a spegnere il fuoco delle polemiche alimentate nelle ultime settimana nei confronti del rettore, che invece ha scelto la linea dura presentando a sua volta un controricorso nei confronti del Miur. “Adesso possiamo parlare di università e smetterla con la politica”, ha commentato Recca.
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