Se tutte le università mettessero a disposizione la propria expertise tecnologica nello sviluppo di applicazioni mobile, oggi avremmo molte più opportunità rispetto a una semplice app per prenotare esami o tenere sott’occhio il calendario delle prove. Le università infatti, più di ogni altra istituzione, si trovano in una posizione molto forte rispetto alla commercializzazione e valorizzazione della propria tecnologia.
Potenzialità notevolmente amplificate dai canali di vendita offerti dagli application store. Tuttavia, è da considerare l’approccio predominante in ateneo nel campo della software innovation, orientato al brevetto e per definizione poco flessibile o di rapida applicazione.
Commercializzare il software, mobile o altro che sia, è sempre stata una sfida per la ricerca universitaria, e per tale ragione orientare l’innovazione tecnologica verso un modello che consenta di portare rapidamente prodotti sul mercato diventa oggi sempre più necessario, oltre che possibile. Rhian Hayward, responsabile del transfer officer presso la technology Aberystwyth University, ha spiegato al Guardian come la sua università sia stata premiata dall’Ipo (Intellectual property office) per aver lavorato a un progetto orientato all’utilizzo effettivo di asset intellettuali come marchi e brevetti da parte dei ricercatori universitari.
Grazie al premio, il progetto evolverà in una vera e propria guida per le università su come sfruttare in modo più agile la propria innovazione nel campo del software, con un focus sulle opportunità offerte dalle applicazioni mobile. Alla Aberystwyth, che ha già sviluppato applicazioni lanciate sugli Store, sono in corso inoltre gruppi di studio tra studenti e ricercatori per lavorare sia su concept di app che su prodotti software già sviluppati.
In particolare le università degli Stati Uniti si stanno dedicando allo sviluppo di diverse applicazioni per smartphone dedicate agli studenti universitari, e non solo nell’ottica di migliorare e portare online servizi esistenti, ma anche di creare prodotti radicalmente nuovi, come ad esempio nel campo della sicurezza, frutto dell’attivita’ di ricerca in ateneo.
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