L’Università di Torino, in accordo con gli altri atenei piemontesi, va incontro agli studenti destinando l’intero ammontare dell’accordo di programma con il governo a sostegno delle tanto discusse borse Edisu. Fino a dieci milioni che forse riusciranno a risolvere la crisi delle borse di studio universitarie erogate quest’anno solo al 30 per cento degli aventi diritto, dopo che la giunta regionale ha tagliato di 14 milioni di euro i finanziamenti.
La mozione presentata dal rettore Ezio Pelizzetti e dal pro rettore Sergio Roda, che ufficializza l’impegno dell’ateneo, è stata approvata dal Senato accademico dopo le proteste da parte degli studenti esclusi. Il documento non manca di richiamare le istituzioni a un maggior senso di responsabilità spiegando che non è corretto chiedere agli atenei già in difficoltà maggior impegno finanziario senza compensare con altrettanto impegno istituzionale.
Una netta presa di posizione che richiama al rispetto degli impegni assunto l’assessore della Lega Elena Maccanti, la quale ha risposto su questo tema confermando in commissione l’intenzione della giunta di finanziare la borsa di studio solo a poco più di duemila studenti, a fronte di quasi ottomila aventi diritto che sono rimasti esclusi.
Si è scatenata nel frattempo la corsa dei borsisti, che solo venerdì hanno potuto consultare la graduatoria definitiva, a caccia di informazioni più precise sia in segreteria sia al centralino dell’Edisu. Decine e decine di telefonate e di email di studenti increduli provenienti da regioni e Paesi diversi.
E il rettore evidenzia come questa situazione possa innestare un circolo vizioso: gli studenti, in mancanza di borse, saranno costretti ad abbandonare il capoluogo piemontese (come molti denunciano già sui social network). Torino, che, in particolare negli ultimi anni, ha acquisito sempre più prestigio come città culturale e universitaria, rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti per continuare ad esserlo e di ingenerare un danno non indifferente all’economia locale.