All’Università Bicocca non c’è uno spazio dedicato alla preghiera e per ovviare all’inconveniente una docente dell’ateneo milanese offre a una studentessa musulmana la possibilità di utilizzare la sua stanza mentre è a lezione o impegnata in attività che non implicano l’utilizzo dello studio.
Melek Nur Soylu, così si chiama la studentessa turca impegnata in un corso post-laurea presso la facoltà di Psicologia clinica dello sviluppo e Neuropsicologia, deve ringraziare per la disponibilità la professoressa Chiara Volpato se ha trovato un luogo dove poter svolgere le sue preghiere durante le ore in cui è impegnata in ateneo.
La giovane, da poco più di un mese in Italia, ha raccontato che la docente, che è anche coordinatrice della didattica, rispondendo a una sua sollecitazione in tal senso si è offerta di darle una copia delle chiavi della sua stanza in attesa che si trovi una soluzione diversa.
A quanto pare le regole dell’Università di Milano Bicocca non prevedono la presenza di luoghi di preghiera all’interno del campus. Per questo la studentessa ha definito il gesto della docente “molto tollerante e democratico”, spiegando che la disponibilità della prof le ha risollevato il morale.
La notizia della “buona azione” è giunta anche in Turchia, dove alcuni giornali hanno riportato l’episodio che pare sia stato molto apprezzata, tanto che la professoressa Volpato ha ricevuto numerosi messaggi di stima. Non a caso sulla pagina web di ateneo della docente si legge che tra le sue aree di ricerca Aree di ricerca ci sono “relazioni intergruppi, pregiudizio, sessismo, deumanizzazione, influenza sociale”.
Ora anche alla Bicocca, come è accaduto pochi giorni fa per un’altra studentessa turca che ha chiesto uno spazio di preghiera all’Università di Torino, si sta pensando di predisporre un locale appositamente allestito senza insegne religiose – la cosiddetta stanza del silenzio – per consentire l’accesso ai praticanti di qualunque fede.
Ciao, ma Melek non era la studentessa di Torino?
Da sospendere immediatamente. Innammissibile che si preghi in un luogo pubblico statale e laico.