Non basterà più rivolgersi al chirurgo estetico o mentire sull’età per fingersi più giovani, né chi vuole apparire più grande potrà ancora a lungo nascondere i propri anni. Un metodo messo a punto da alcuni studiosi dell’Università della California, grazie anche alla collaborazione di altri nove atenei americani, è in grado di rivelare qual è esattamente la data di nascita del cervello di un individuo: tutto ciò con una semplice risonanza magnetica. Tale ricerca potrebbe, inoltre, far compiere grandi passi avanti nella comprensione del funzionamento della mente.
Lo studio americano è stato condotto su un gruppo di 885 soggetti, aventi dai tre ai venti anni. I ricercatori hanno preso in esame individui così giovani per poter osservare i cambiamenti a livello cerebrale intervenuti dalla fase di crescita alla maturità. In questo modo hanno notato che i dati che si ottengono sono standardizzabili e che al massimo si può registrare un errore medio di un anno. In realtà, la risonanza funzionerebbe su tutti e sarebbe dunque possibile scoprire l’età del cervello sia nei giovani sia negli anziani: “Il problema – precisa Timothy Brown, primo autore dello studio – è che la precisione potrebbe diminuire. Tutto dipende da come cambiano le dinamiche del cervello con gli anni”.
L’esame cui si è sottoposti per scoprire l’età della materia grigia non è per nulla invasivo. La scansione dura una ventina di minuti, dopo i quali s’incrociano le informazioni al computer. Tutto questo nell’arco di 24 ore. Oltretutto, la risonanza potrebbe aiutare a scoprire eventuali anomalie o ritardi mentali, stabilendo l’età del cervello “in individui con disturbi nello sviluppo o con autismo” e “osservando se c’è qualcosa di irregolare, per esempio se il cervello ha uno sviluppo superiore o inferiore al normale”. Inoltre, tale procedura potrebbe essere un utile strumento per verificare se si riesce a rallentare l’invecchiamento cerebrale.
La ricerca americana è arrivata a una conclusione molto importante: i risultati che si ottengono dalla scansione cerebrale non dipendono né dall’ambiente né da una questione genetica, ma tutti noi siamo destinati alla stessa evoluzione anatomica della materia grigia. Il prossimo mistero da svelare è adesso quale sia la ragione delle differenze a livello intellettivo e comportamentale tra gli individui.
Intanto, attraverso la risonanza magnetica è stato scoperto anche un meccanismo veloce con cui la nostra mente si libera dagli scarti. Si tratta del cosiddetto “sistema glinfatico”, così chiamato dall’Università di Rochester per via del coinvolgimento delle cellule gliali.
Digital Transformation, la digitalizzazione delle PMI Lombarde
Venerdì 22 novembre, presso la sede del Gruppo Saviola a Viadana, ha avuto luogo la prima edizione del programma formativo Digital Transformation. ...