Nessuna risorsa privata per colmare “il buco” nel bilancio Edisu, generato dal taglio trasversale del 60 per cento della Regione su tutte le voci. Succede in Piemonte dove, nelle casse destinate al diritto allo studio mancano ben 7 milioni. La speranza era quella di riuscire a reperirli grazie alla Compagnia di San Paolo o a qualche altra fondazione piemontese. Invece nessuna si dice disposta a mettere risorse per il diritto allo studio.
E quest’anno, per la prima volta, saranno erogate borse per poco più della metà degli idonei, di tutti quei ragazzi cioè, che hanno partecipato al bando e che hanno i requisiti di merito e di reddito in regola per ricevere la borsa di studio. Il sindaco di Torino Piero Fassino, alcuni giorni fa, era intervenuto al tavolo di crisi con le istituzioni, chiedendo a tutti uno sforzo per quest’anno in attesa di rivedere i criteri del bando a partire dal 2012 e aveva concluso l’incontro parlando con gli studenti e annunciando loro che i soldi si sarebbero trovati.
Il Consiglio regionale aveva infatti destinato 6 milioni, gli atenei torinesi 4 milioni, la Compagnia di San Paolo 2 milioni. Lunedì 14 novembre si è svolto un incontro volto a reperire i 7 milioni mancanti e invece è arrivata l’amara sorpresa. E il presidente dell’Edisu Umberto Trabucco non ha potuto far altro che comunicare che, per ora, i calcoli si faranno sulla base delle risorse disponibili.
Ma per quale motivo la Compagnia di San Paolo ha prima offerto il suo impegno e poi ritratto la mano? La motivazione ufficiale è che il presidente Angelo Benessia avrebbe promesso i due milioni pensando di dirottare questo budget da precedenti convenzioni con Politecnico e Università. Le altre fondazioni hanno tutte invece precisato di non avere altra disponibilità. A fine ottobre gli studenti torinesi avevano manifestato contro il taglio delle borse. Ora, probabilmente, scenderanno di nuovo in piazza.