L’allerta è ancora alta ma oggi a Genova la situazione meteo sembra tranquilla. Almeno rispetto al 4 novembre, quando il pluviometro dell’università ha rilevato 386 millimetri di pioggia caduta tra le 24 e il pomeriggio. Ora il capoluogo ligure fa i conti con quell’ondata che ha ucciso sei persone e sconvolto un pezzo di città. Come alla Cinque Terre, però, i cittadini si rimboccano le maniche e lavorano uniti per restituire al più presto casa e attività a chi le ha perse.
Assieme alle persone colpite direttamente dall’alluvione, sono centinaia i volontari accorsi in questi giorni a Genova, nello spezzino e nelle altre aree colpite. Gli “angeli del fango” sono portuali, ultràs e anche tanti studenti, molti dei quali questa mattina si sono uniti ai volontati complice l’ordinanza del prefetto di Genova che ha stabilito la chiusura di scuole e università su tutto il territorio provinciale per la giornata di oggi, 7 novembre.
Intanto la procura indaga e si discute delle responsabilità di una tragedia che secondo alcuni era annunciata. “Piani efficienti e verificati” non sono stati messi in atto per tempo, come spiega oggi al Corriere della Sera Giovanni Seminara, docente di meccanica dei fluidi e idraulica fluviale all’Università di Genova. “Se ci sono dei morti vuol dire che c’è stato un difetto di comunicazione”, aggiunge l’accademico dei Lincei. Amministrazione comunale e protezione civile, però, si difendono sottolineando la sottovalutazione del pericolo da parte dei cittadini.
Ma allora cosa fare? “Fermo restando che, dopo 41 anni, lo scolmatore del Bisagno andrebbe fatto, così come altre criticità ben note andrebbero fronteggiate – sottolinea Seminara – bisogna capire che è anche un problema di organizzazione e di una Protezione civile locale efficiente”. Il docente dell’ateneo genovese invoca la predisposizione di un piano che non solo individui le aree inondabili, ma predisponga come avvertire la popolazione e, attraverso periodiche esercitazioni, ne verifichi l’efficacia. E attacca con durezza la politica, “incapace di valorizzare i servizi tecnici” e che “spegne lentamente giovani di valore mentre prende decisioni sulla base di criteri diversi da quelli scientifici”.
Il Paese già mobilitato per la raccolta di fondi per la ricostruzione delle zone alluvionate. Il cardinale Bagnasco ha annunciato lo stanziamento di un milione di euro dai fondi dell’otto per mille. Continua la campagna di La7 e Corriere della Sera per la donazione di 2 euro con un sms al 45500 da rete mobile.