“Come faremo?”: è quello che i rettori delle università romane, duramente colpite dai tagli dei fondi, si stanno chiedendo negli ultimi tempi. L’allarme fondi esiste e ormai ad esternare la preoccupazione sono gli atenei stessi che iniziano a chiedersi se saranno in grado di continuare a pagare gli stipendi e le tredicesime ai dipendenti. Succede nei due principali università della Capitale La Sapienza e Tor Vergata, dove i rettori hanno iniziato a rispondere con asserzioni piene di dubbi a domande sull’argomento.
A mettere a rischio la serenità dei lavoratori non sono solo i fondi ma anche il forte ritardo nell’erogazione degli stanziamenti statali per il 2011. Dovevano arrivare a luglio. Ad oggi non risultano pervenuti e, soprattutto, non si sa ancora a quanto ammontino, perché il ministero non ha ancora comunicato la suddivisione per ateneo.
I rettori sono solamente al corrente del fatto che i tagli potrebbero andare dal 3 al 5 per cento rispetto alle risorse del 2010 e non si sentono rassicurati dai quasi 600 milioni in più stanziati dal governo nella legge di stabilità. Ora sperano di riuscire a pagare le tredicesime ai dipendenti anche se non ne sono affatto certi. A Tor Vergata l’ateneo ha dovuto anticipare di tasca propria i pagamenti degli specializzandi in Medicina e non hanno ancora rivisto i soldi.
L’università romana quest’anno ha aumentato le tasse e ha chiesto agli studenti un anticipo sulla seconda rata per “fare cassa”. Nelle facoltà che hanno laboratori, i ragazzi pagano 50 euro di contributo extra per i materiali. E ancora una volta la mancanza di fondi statali ricade sulle spalle dei ragazzi e delle loro famiglie.
Intanto l’ateneo ha tagliato anche le spese in pubblicità, vitali per far conoscere l’ateneo e la sua offerta didattica nelle altre città italiane e all’estero. Per risparmiare La Sapienza ha deciso di abbassare i riscaldamenti piuttosto che aumentare le tasse. E anche a Roma Tre si sentono i tagli: biblioteche e laboratori hanno ridotto gli orari.