L’odore acre del fumo proveniente da auto e cassonetti incendiati. Le colonne di fumo visibili da gran parte della città. Urla e sirene. Gli abitanti dello spicchio di Capitale coinvolto nell’assalto dei cosiddetti “incappucciati” assicurano che non dimenticheranno facilmente le scene che gli si sono parate davanti.
“Girava già da tempo la voce che ieri non era il caso di portare i bambini al corteo – racconta una mamma mentre esce di casa spingendo un passeggino – ma non ci aspettavamo che la nostra strada diventasse un campo di battaglia. E le assicuro che quando dico battaglia non esagero…”.
Ma il “day after” non è uno choc soltanto per gli abitanti dei quartieri Esquilino e San Giovanni. “Siamo stati vittima di un vero e proprio sabotaggio” affermano con rammarico Nicola e Maria, che erano al corteo ma non erano riusciti a raggiungere la piazza teatro degli scontri.
“Sentivamo che la situazione stava degenerando ma non immaginavamo fino a questo punto – dicono oggi guardando i segni della devastazione – Questa per noi è la piazza della festa, del primo maggio, e volevamo raggiungerla per gridare la nostra indignazione ma anche dare il nostro contributo alla costruzione di un’alternativa”. Maria, insegnante trentenne, ha vissuto con spavento quelle ore: “Ho capito tutto quando una famiglia mi ha letteralmente trascinato in casa. Poi davanti alla tv ho capito che mi trovavo in mezzo a un inferno”.
Anche gli esponenti del comitato 15 ottobre, che ha organizzato il corteo in Italia, urlano a gran voce di essere le vere vittime delle devastazioni che non a caso si sono accaparrate anche le prime pagine dei giornali nazionale e internazionali. Anche gli universitari definisco “una vera imboscata” le violenze di Roma.
Unione degli universitari e Rete degli studenti medi lamentano la mancata volontà di isolare i violenti già prima della manifestazione. La Rete universitaria nazionale rivendica che il 99 per cento dei manifestanti era pacifico e pacifista e chiede che la violenza di pochi non vanifichi le ragioni di tanti.