Quello per la Letteretura è andato a uno svedese, quello per l’economia a due americani. Stiamo parlando del Premio Nobel per l’economia, vinto da Thomas Sargent e Christopher E Sims. Alla base del riconoscimento, i loro studi sugli impatti dei cambi di policy su produzione, inflazione e occupazione.
Il lavoro dei due economisti ha fornito ai banchieri centrali e ai governi, in tempi in cui certo ce n’è bisogno, un contributo per valutare risposte a choc e crisi, determinando come i cambiamenti nelle politiche hanno impatto sull’economia. La loro “ricerca empirica su causa ed effetto in macroeconomia” getta le basi per la moderna analisi macroeconomica. Uno dei compiti principali della ricerca in questo campo è comprendere come i mutamenti nelle scelte politiche si ripercuotano sulle variabili economiche a breve e lungo termine e le ricerche di Sargent e Sims sono state indispensabili a questo scopo.
Sargent, 68 anni, docente all’Università di New York, ha studiato i mutamenti sistemici della politica economica attraverso l’uso di indicatori macroeconomici strutturali. Nel decennio passato aveva riscosso l’attenzione della comunità scientifica internazionale la sua teoria in base alla quale il mercato agisce secondo un criterio razionale. Teoria che poi Sargent ha corretto a seguito dei crolli del mercato finanziario e di quello immobiliare degli Usa.
Sims, suo coetaneo impegnato presso l’Università di Princeton, si è concentrato sugli choc in economia, come aumento dei prezzi petroliferi o crollo dei consumi delle famiglie, introducendo nuovi modelli di analisi. I due economisti sono stati subito indicati da alcuni come i detentori della ricetta per uscire dall’attuale periodo di crisi, ma per loro stessa ammissione, nelle interviste al caldo dopo la notizia del premio, in questa fase decisamente drammatica e nuova non esistono ricette miracolistiche.
Il Nobel per l’economia, denominato “Premio della Banca di Svezia (Sveriges Riksbank) in scienze economiche in memoria del chimico svedese Alfred Bernhard Nobel“, vale 10 milioni di corone (1,08 milioni di euro) ed è l’unico a non essere previsto nel testamento dell’inventore della dinamite e dell’ambito riconoscimento. Fu infatti creato nel 1968 dalla Banca di Svezia proprio per onorare la memoria di Nobel.