Prosegue a Palermo la protesta degli studenti contro lo sgombero di uno spazio che avevano occupato e adibito e luogo di socializzazione e promozione culturale. Dopo la manifestazione sul tetto dello stabile dei giorni scorsi, gli studenti dello spazio Anomalia hanno rimosso i sigilli posti all’ingresso dello stabile di via Archirafi e l’hanno occupato nuovamente.
Già il 3 agosto scorso, il rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla, aveva ottenuto lo sgombero, informando le autorità competenti dell’occupazione. Sabato scorso la nuova occupazione a conclusione di un corteo, composto da circa duemila manifestanti partito da piazza Massimo.
L’obiettivo, spiegano i giovani aderenti al collettivo Anomalia, è quello di rispondere alla carenza di servizi in favore degli studenti e all’enorme peso degli affitti, con la creazione di uno studentato autogestito. Studentato da organizzare proprio all’interno dello stabile di via Archirafi, abbandonato da diversi anni.
Dopo quasi un mese e mezzo di manifestazioni e sit-in, gli studenti dell’ex consorzio agrario in via Archirafi 11 dopo l’ennesima sfilata in piazza sulle note dei Pink Floyd si sono dunque impadroniti nuovamente dello studentato. I ragazzi di Anomalia che hanno sfilato in corteo chiedevano anche le dimissioni del rettore che ormai definiscono “sceriffo” per aver fatto sgomberare uno spazio a loro avviso lasciato “illegalmente” in uno stato di abbandono dalle istituzioni universitarie.
Durante il sit in sul tetto della struttura la questura di Palermo ha inviato agli studenti protagonisti della protesta un avviso di comparizione presso gli uffici della Digos, per la notifica di una serie di denunce. Anomalia ha definito l’atteggiamento della Digos “l’ennesima dimostrazione del tentativo di criminalizzare una protesta pacifica”.
Ora l’obiettivo del collettivo è quello di trasformare nuovamente il centro in una “casa a costo zero” per studenti e in uno studentato aperto a tutti. C’è da scommettere che il braccio di ferro con il rettore Lagalla non finirà qui.