L’Università di Genova manda in pensione le sue vecchie facoltà e si riorganizza in cinque scuole. Oltretutto, da 54 iniziali si riduce a solo 22 dipartimenti. Una formula dimagrante, quella richiesta dalla riforma Gelmini, che costituisce «una svolta – spiega Giacomo Deferrari, rettore dell’ateneo genovese – vitale e necessaria per il futuro». Già dal primo novembre prossimo, il nuovo assetto organizzativo dovrebbe essere del tutto operativo.
L’Università di Genova è tra le prime d’Italia ad applicare la riforma Gelmini. Per il momento c’è la corsa a eleggere i dirigenti dei 22 dipartimenti, che opereranno all’interno delle 5 scuole, ossia quelle di Scienze mediche e farmaceutiche, Scienze sociali, Scienze umanistiche, Scienze matematiche-fisiche e naturali, e Politecnica, che comprende Ingegneria e Architettura. Inoltre, in base al nuovo statuto dell’ateneo genovese, approvato il 14 dicembre e reso definitivamente operativo lo scorso aprile, per ognuno dei 22 dipartimenti non ci dovranno essere meno di 40 docenti.
Ognuna delle 5 scuole dell’Università di Genova dovrà avere un nuovo preside. Se entro il mese dovranno essere eletti tutti i nuovi dirigenti, l’elezione dei nuovi capi d’istituto dovrà essere portata a termine entro settembre. Si assisterà a una vero e proprio stravolgimento dell’assetto tradizionale a cui finora si era abituati: la nuova riorganizzazione dell’ateneo vedrà, tra le altre cose, scuole e dipartimenti maggiormente in sintonia con la ricerca, oltre che più incanalati verso il mondo del lavoro. Sportelli, laboratori e altri servizi di supporto alla didattica saranno accorpati. Le biblioteche da quattordici diventeranno cinque.
Tale manovra, prevista dalla riforma Gelmini, vedrà l’ateneo genovese risparmiare circa dieci milioni di euro l’anno. Tutto ciò va a sovrapporsi al taglio del 52 per cento delle borse di studio da parte del ministero dell’Istruzione e della Ricerca universitaria. L’Università di Genova non è l’unico a essere stravolta: pure l’Alma Mater di Bologna dirà addio alle vecchie facoltà e si riorganizzerà in undici scuole, cui faranno capo 33 dipartimenti. Già dal prossimo anno accademico potrebbe essere operativa secondo questo nuovo assetto.
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