Dopo il successo del referendum interno all’ateneo di Bologna, anche all’Università di Catania c’è chi contesta il contenuto della bozza di statuto predisposta dalla Commissione di 15 saggi e approvata in prima lettura l’1 luglio. ll Coordinamento unico dell’ateneo (Cuda), che riunisce docenti, ricercatori e studenti, ha criticato duramente la maggior parte delle prescrizioni del nuovo statuto.
Prima di tutto si contesta la troppa discrezionalità che lo statuto darebbe al rettore: il coordinamento ritiene inaccettabile che possa nominare i tre membri esterni del consiglio di amministrazione senza alcuna consultazione vincolante con la comunità accademica. Stesso discorso per la nomina dei cinque docenti interni.
Docenti, ricercatori e studenti definiscono “grave” che un rettore eletto con le vecchie norme nomini un cda con poteri nuovi e del tutto inediti senza aver ricevuto dall’elettorato tale mandato”. Forti dubbi anche sulla costituzione del Senato accademico, che ad avviso del coordinamento non rappresenta adeguatamente tutte le componenti della comunità accademica. Per questo si propone una rappresentanza paritaria del corpo docente, con lo stesso numero di ordinari, associati e ricercatori.
Il Cuda segnala anche la mancata previsione di rappresentanze studentesche all’interno dello statuto, che giudica inoltre “culturalmente povero” perché non riporta una chiara enunciazione del sapere come bene comune e del carattere pubblico dell’università. Ora si dovrà attendere il 14 luglio per il voto del senato accademico sulla bozza e il 19 per il passaggio definitivo in commissione statuto.
Ma il coordinamento chiede più tempo per avviare una riflessione sui limiti del testo e aprire un dibattito “trasparente e democratico” tra tutte le componenti universitarie. Per questo propone di utilizzare il tre mesi di proroga concessi dalla legge dopo il termine del 29 luglio previsto per l’approvazione degli statuti.