In genere accade che i tesisti copino dai libri. E quando hanno nomi eccellenti – come nel caso del ministro della Difesa tedesco poi dimessosi – scoppia lo scandalo. Nel recente caso che ha riacceso i riflettori sull’Università di Bari, pare invece che sia accaduto il contrario. Una tesi di dottorato in diritto Internazionale sul tema delle adozioni sarebbe stata copiata integralmente da una dottoranda presso la facoltà di Giurisprudenza dell’ateneo che aspirava a diventare docente.
La donna nel 2008 avrebbe presentato la tesi “incriminata” davanti alla commissione esaminatrice di un concorso (sospeso a seguito dell’apertura dell’inchiesta) per professore associato in diritto internazionale privato. E forse nessuno avrebbe notato il presunto plagio se quella tesi non fosse diventata, quello stesso anno, un volume distribuito in libreria, intitolato appunto “Le adozioni nel diritto internazionale privato”.
Proprio vedendo il libro sugli scaffali delle librerie, infatti, un’altra donna ha sporto denuncia per plagio spiegando che è lei la vera autrice di quel saggio. Da quel momento sono partite le indagini della procura di Bari, che ora ha notificato un avviso di conclusione delle indagini all’aspirante prof e ad altre due persone che avrebbero tentato di aiutarla tramando per far passare quel lavoro come antecedente rispetto alla tesi della denunciante. I reati contestati vanno dalla truffa aggravata al falso, dalla calunnia alla violazione della legge sul diritto d’autore.
Le altre due persone coinvolte nell’inchiesta sono la docente che presiedeva la commissione che valuta i testi universitari ai fini della pubblicazione, accusata di falso e truffa aggravata assieme alla presunta autrice del plagio per aver pubblicato il testo, e il presidente dell’ordine degli avvocati di Taranto, indagato per calunnia e favoreggiamento personale.
Quest’ultimo, secondo la ricostruzione della pm Francesca Romana Pirrelli, avrebbe accettato di depositare presso la sede dell’ordine la tesi sotto accusa con l’apposizione di una data antecedente, quella del 2005, per dimostrare che era stata presentata in passato in quella sede, durante alcune lezioni tenute dalla dottoranda finita sotto inchiesta, e quindi era stata scritta prima della tesi dell’autrice della denuncia.