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Meno mobili e più studiosi. Vita da universitari ai tempi della crisi

da | Giu 2011 | News | 0 commenti

Il peso della crisi economica si fa sentire anche sulle scelte degli studenti universitari, che si spostano meno fuori sede e spesso affiancano il lavoro allo studio, ma senza rinunciare a puntare alla laurea come strumento per realizzarsi. Se già il rapporto Almalaurea aveva tracciato l’identikit di diplomati e laureati nel nostro Paese, è la sesta indagine Eurostudent presentata a Roma dalla Fondazione Rui in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.

L’indagine prende in esame le risposte di un campione di 4.499 studenti di tutte le università italiane, iscritti nell’anno accademico 2008-2009 ai corsi universitari di primo e di secondo ciclo. I risultati confermano la condizione di difficoltà in cui si muovono gli studenti che frequentano l’università in questi anni di crisi, ma evidenzia anche il grande spirito di sacrificio con cui affrontano gli studi.

Un primo dato riguarda gli universitari che vivono ancora a casa con i genitori: complici le difficoltà economiche di molti nuclei familiari sono ben il 73 per cento del totale del campione. Oltre la metà, dunque, fa la spola da casa all’università aggiungendo alla vita da studente e magari da lavoratore atipico anche quella del pendolare.

Soltanto il 24 per cento è fuori sede, il 17 per cento vive in un alloggio condiviso e il 2,7 occupa un alloggio messo a disposizione con gli strumenti del diritto allo studio. Anche le “trasferte” all’estero per ragioni di studio sono tornate ai livelli di dieci anni fa. Un dato, quello della ridotta mobilità, che si spiega soprattutto con il caro vita e il conseguente caro studi, se si pensa che soltanto di tasse chi non ha usufruito di agevolazioni ha pagato nel 2009 1.160 euro.

Ecco perché aumentano sempre più gli studenti impegnati anche in attività lavorative, generalmente precarie o saltuarie e per 15-20 ore a settimana, in media il 40 per cento con una punta del 57,9 tra i meno abbienti. La percentuale di studenti lavoratori aumenta all’aumentare dell’età: lavora il 22 per cento dei ventenni, il 48 per cento dei 24-27enni e l’83 oltre i 27 anni.

E se fino a 24 anni si tratta di “lavoretti“, dopo i 27 il lavoro diventa continuativo nel 68 per cento dei casi. Eppure tra aula e libri le ore di studio sono in media 41 contro le 32 di venti anni fa e in più ci si lamenta poco del carico di studio imposto (il 43 per cento lo reputa sostenibile) e 61 studenti su 100 sono soddisfatti della loro preparazione teorica.

A fronte di un impegno spesso gravoso, però, gli universitari interpellati da Eurostudent lamentano una generale carenza di strumenti di sostegno, economico e non solo, agli studi. Oltre due terzi degli iscritti nel 2009, il 64,7 per cento, non ha ricevuto sussidi economici, mentre il 6,3 per cento è destinatario di un esonero totale, il 18,2 di un esonero parziale e il 7,1 ha ricevuto una borsa di studio da enti di diritto allo studio, che sono i più “generosi” nell’erogare fondi (57,7 per cento) seguiti dalle università (31,2) e con un apporto dei privati fermo al 5,8 per cento.

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