“Parlare di un sistema universitario migliorato a livello generale premia chi sta facendo un buon lavoro, ma allo stesso tempo non sottolinea il fatto che ci sono ancora troppe differenze di performance tra studenti. A sottolinearlo è Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea a proposito dell’ultimo rapporto di ricerca presentato dal consorzio interuniversitario.
Tempi di laurea diversi tra università, tra corsi all’interno dello stesso ateneo, sarebbero infatti indicatori eloquenti della diversa qualità con cui viene erogata la formazione negli atenei.
I più veloci secondo il rapporto Almalaurea risultano essere i laureati nel settore linguistico, che terminano intorno ai 24 anni il corso di laurea, seguiti dagli ingegneri. Più in basso nella classifica dei laureati in corso ci sono poi gli studenti di facoltà di insegnamento, tra cui Lettere (28 anni) per poi toccare il picco più basso con i laureati giuridici (29 anni).
Secondo Andrea Cammelli questi dati fanno riflettere soprattutto sull’urgenza di un organismo indipendente di valutazione, che, almeno sulla carta, si chiama Anvur. “Dovrà utilizzare parametri nuovi – sottolinea – visto che dalla sua valutazione dipenderanno molti dei fondi pubblici destinati alle università”. In effetti l’attesa per la piena operatività dell’organismo nazionale di valutazione del sistema universitario e di ricerca italiano, alla cui guida è stato designato Stefano Fantoni, è molto elevata.
Ma un comune denominatore e un segnale di generale miglioramento ci sarebbe. Ed è una crescita generalizzata di esperienze lavorative per gli studenti. La ricerca tratta di “stage aziendali” che entrano nel bagaglio formativo di un numero crescente di neolaureati.
Anche l’esperienza in azienda dei neodottori non è però distribuita equamente in tutti i corsi di laurea: se chi si laurea in agraria ha la possibilità di frequentare uno stage o tirocinio nel 95 per cento dei casi, la percentuale scende 87 per il gruppo insegnamento, a 85 per quello psicologico e per le professioni sanitarie, e poi giù fino al 48 per cento delle scienze economiche e statistiche e addirittura al 31 delle lauree giuridiche.