Di film che narrano si scambi di identità agli esami ce ne sono tanti, ma che la messa in scena avvenisse due volte nello stesso ateneo e a distanza di pochi giorni probabilmente non lo avevamo visto neanche al cinema. Teatro della duplice macchinazione il Centro interfacoltà di linguistica teorica e applicata (Cilta) dell’Università di Bologna, dove pochi giorni fa uno studente salernitano si è recato in via Filippo Re, dove si trovano i laboratori del Cilta, e ha usato la carta d’identità di un amico con tanto di foto sostituita per sostenere al suo posto la prova di inglese.
Il test “conto terzi” sarebbe stato condotto a termine senza destare sospetti se l’esaminato sotto falso nome non fosse incorso in un errore. Il giovane ha digitato il numero di matricola del compagno che doveva risultare aver sostenuto la prova, ma associandolo al proprio nome e cognome: un “automatismo” che ha fatto rilevare un errore al sistema informatico che gestisce i test mettendo in allarme il tutor, che ha chiamato il 113. All’arrivo delle forze dell’ordine i due studenti hanno confessato di aver falsificato il documento in modo che uno dei due sostenesse la prova di inglese al posto dell’altro.
Il Centro per la formazione linguistica dell’ateneo bolognese era già in allerta a seguito di un episodio analogo avvenuto qualche giorno prima, martedì 31 maggio, quando una studentessa croata di 21 anni si è recata a sostenere l’esame di inglese al posto di una collega 23enne siciliana. Anche in questo caso la carta di identità era stata alterata tramite sostituzione della foto, ma quando la giovane croata si è presentata al cospetto degli esaminatori uno dei docenti che conosceva la collega siciliana ha svelato il raggiro.
Le due studentesse sono state denunciate per contraffazione di documento di identità, sostituzione di persona e tentata truffa all’ateneo. Gli inquirenti sospettano che in questo caso la ragazza siciliana abbia pagato 50 euro per convincere la giovane croata a sostituirsi a lei per la prova.
Con tutti gli imbrogli e i latrocini che ci sono in giro, vanno a fare i giusti con una bravata.Certo non è una cosa giusta, i ragazzi devono capirlo e pentirsi, ma rimane pur sempre una bravata da giovani.Non bisognerebbe mai reprimere gli errori dei ragazzi con mezzi troppo drastici, aiutarli semmai a capire gli errori ed incanalarli sulle giuste strade.
E chissà quanti altri casi non scoperti sono accaduti! Io proporrei l’interdizione alle Università vita natural durante.
Non so fino a che punto si possa trattare di bravate, a me sembra che sia una pratica più diffusa di quanto si immagini. Ricordiamoci che si tratta di una violazione della legge non da poco: questo non vuol dire pene durissime né tanto meno espulsione dall’università. Anzi, io proporrei un po’ di lavoro gratuito per le necessità materiali dell’ateneo. Ci sarà qualche muro da tinteggiare no?