L’ha inaugurata due settimane fa il re dell’Arabia Saudita, Abdullah, ed è la più grande università al mondo dedicata solo alle donne. Situato poco fuori dalla Capitale, Riyadh, l’ateneo ha preso il nome di Princess Nora bint Abdulrahman University, ed è pronto ad accogliere 50.000 studenti con l’obiettivo di migliorare e agevolare l’accesso delle donne all’istruzione universitaria e a corsi dedicati alla scienza e al business.
Il campus ospiterà inoltre un ospedale, laboratori e librerie. Questo alone di ottimismo viene però richiamato alla realtà da diverse associazioni che si occupano di diritti umani, ricordando le leggi di segregazione sessuale tutt’oggi applicate nel Paese.
La questione infatti è “cosa faranno tutte queste donne così istruite?”. Come sottolineano le rappresentanti saudite di queste associazioni, molte donne nel Paese vantano ottimi curriculum di studi, ma meno del 15% lavora, e chi lo fa guadagna nettamente meno degli uomini. “Quello che bisognerebbe dire – ha dichiarato Human Rights Watch – è che questa università rappresenterà una vera opportunità per aprire alle donne l’accesso a settori tipicamente dominati dagli uomini”.
Il World Economic Forum ha reso noto, nella sua ricerca sulle differenze di genere, che l’Arabia Saudita non rientra tra i Paesi che adottano politiche di “empowerment” nei confronti del genere femminile. Le donne saudite sono infatti costrette a vivere sotto il dominio dei loro mariti o dei padri, e senza la loro concessione non possono lavorare, aprire un conto in banca, o guidare una macchina.