Per ogni studente una media di 68 euro in più. L’anno accademico 2009/2010 ha fatto registrare un aumento delle tasse universitarie di più dell’8 per cento rispetto a quello precedente. Il dato emerge dal notiziario del ministero dell’Università relativo proprio alla contribuzione degli studenti iscritti agli atenei statali.
Dalle risultanze dell’ultimo anno accademico su cui si hanno dati definitivi si evince con chiarezza che l’aumento delle rette va ben oltre il tasso d’inflazione, con una media di oltre mille euro a studente se si considerano i 939 di tasse universitarie a cui vanno aggiunte la tassa regionale – intorno ai 100 euro – e le eventuali imposte di bollo.
Il maggior rincaro è stato registrato per gli studenti iscritti agli atenei del Nord-Ovest, dove secondo il rapporto del Miur uno studente paga in media 1.350 euro, più del doppio rispetto ai 650 euro di uno studente che frequenta l’università sulle Isole, dove c’è il livello più basso di contribuzione.
Non siamo ai livelli degli atenei inglesi, ma se il raffronto si fa con le tasse di quattro anni prima, quindi con l’anno accademico 2005/2006, l’aumento passa dall’8 al 24 per cento, visto che la retta media all’epoca era di 757 euro per ogni iscritto. Complice la crisi, è poi aumentato dello 0,8 per cento il numero degli studenti che hanno usufruito dell’esenzione a causa dell’indigenza o per merito: si è passati dal 10,4 dell’anno 2008/2009 all’11,2 del 2009/2010.
Scendendo nel dettaglio delle fasce di contribuzione, si vede come la maggioranza relativa degli iscritti, il 33 per cento circa, abbia pagato tra i 500 e i 1.000 euro per l’anno di riferimento. Il 19 per cento ha pagato invece tra i 1.000 e i 1.500 euro e il 21 oltre i 1.500 euro.
Dal computo restano ovviamente esclusi gli atenei “non statali”, dove gli ordini di grandezza sono decisamente diversi. La media per l’anno 2009/2010 è infatti di 4.130 euro per studente e in questo caso il 14 per cento paga una retta che varia tra i 6.000 e gli 8.000 euro l’anno.