Ancora niente di nuovo per tutti gli stagisti e i praticanti che speravano in cambiamenti rapidi della legge per una migliore gestione della loro posizione nel mondo del lavoro. L’indagine condotta dall’Ires per Filcams Cgil sul mondo delle professioni delinea infatti un quadro poco confortante ma c’è da dire anche ben noto.
Il primo dato che emerge riguarda la quasi totale equiparazione dei praticanti a lavoratori assunti full-time. Ben il 84,5% deve garantire una presenza quotidiana in ufficio o in studio, e una percentuale solo leggermente minore (76,8%) oltre alla presenza deve anche rispettare un orario di lavoro che si traduce in 38 ore settimanali lavorate.
I ritmi quindi si differenziano poco, la mole di lavoro é notevole e il 27% degli intervistati ha inoltre dichiarato di “non avere abbastanza tempo per ultimare il lavoro e i compiti che gli vengono assegnati”.
Tuttavia ancora nessuna novità concreta in fatto di riforme legislative per la cosiddetta “repubblica degli stagisti“. La proposta di legge prevede che le aziende o gli enti che accolgono stagisti eroghino almeno 400 euro al mese di rimborso, cosa che avviene anche in altri paesi come in Francia, e che stage e praticantati gratuiti non debbano essere utilizzati. Una conquista importante però ancora lontana.
A scoraggiare e a rendere l’esperienza di stage e tirocinio ben poco desiderata é infatti proprio l’aspetto economico, come sottolineato dal rapporto. Emerge infatti un 91,6% del campione insoddisfatto della retribuzione, il che gia rappresenta un buon vantaggio considerando che solo la meta dei tirocinanti riceve una retribuzione, anche minima. Una situazione che conduce giovani trentenni ad essere ancora fortemente dipendenti dal nucleo familiare, a cui ricorre il 65,5% degli intervistati.